Il giudice dà ragione a Ismaele | Respinto il ricorso di Pagano - Live Sicilia

Il giudice dà ragione a Ismaele | Respinto il ricorso di Pagano

La decisione del tribunale di Palermo sulla vicenda La Vardera. La nota di Pagano.

PALERMO – Il caso aveva avuto grande clamore. Ed era finito in tribunale. Ora una prima decisione arriva in favore di Ismaele La Vardera e contro il dirigente di Noi con Salvini Alessandro Pagano che contro di lui aveva adito le vie legali. Il tribunale di Palermo, prima sezione civile, giudice Giulio Corsini, infatti ha emesso un’ordinanza che respinge il ricorso presentato da Pagano condannandolo alle spese legali.

Il caso è quello del giovanissimo candidato a sindaco di Palermo sostenuto da Noi con Salvini, Fratelli d’Italia e Il centro destra. La Vardera, giornalista con trascorsi alle Iene, aveva ripreso la sua campagna elettorale, anche con l’ausilio di telecamere nascoste. E si prepara a realizzare un documentario-verità sulla politica cittadina. Quando la notizia è diventata di pubblico dominio (dopo uno scontro tra il candidato e l’attore Francesco Benigno) i partiti di Salvini e Meloni non l’hanno presa bene. E Pagano ha presentato un’istanza per bloccare il documentario, accusando in sostanza La Vardera di avere sfruttato la candidatura per i suoi fini personali, a scapito degli elettori.

Il ricorso chiedeva di emettere, ‘inaudita altera parte’, un provvedimento d’urgenza che, tra l’altro, “inibisca al resistente Ismaele La Vardera di utilizzare immagini riprese realizzate durante incontri privati e riservati, senza espressa autorizzazione dei soggetti ripresi”. E precedeva una richiesta di risarcimento danni.

Ma per il giudice “deve osservarsi che non pare sussistere la violazione dell’art. 640 c.p., giacché non v’è prova delle intenzioni asseritamente fraudolente del resistente; il quale – per quello che qui risulta – ha regolarmente partecipato alla campagna sostenendo anche delle spese documentate, i cui giustificativi sono stati allegati al fascicolo di parte”. Il tribunale ritiene che il documentario non possa essere bloccato anche perché “premesso che l’attività di Ismaele La Vardera che viene in rilievo può essere inquadrata nella nozione di attività giornalistica, non v’è dubbio che ricorrano astrattamente i profili dell’interesse generale alla conoscenza dei retroscena legati allo svolgimento della campagna elettorale delle elezioni del sindaco e del consiglio comunale di Palermo e, in linea ipotetica, il requisito della verità della notizia, non potendosi disconoscere la verità ontologica della riproduzione delle immagini e/o dei colloqui avuti dal resistente durante la campagna elettorale”.

E così, aggiudicando questo primo round al “ragazzo dal ciuffo rosso” che aveva conquistato Salvini, il giudice rigetta il ricorso di Pagano e lo condanna a rifondere le spese di giudizio liquidate in 1.200 euro”.

“Ho atteso in silenzio per tutte queste settimane in attesa di questo giudizio da cui emergono tante cose importanti: la mia candidatura era assolutamente autentica, 29 potevo assolutamente registrare senza compiere alcun illecito. Ringrazio i miei avvocati Alberto Merlo e Stefano Toniolo dello studio legale Martinez per la grande professionalità”, commenta La Vardera.

Le reazioni

“Il provvedimento della prima sezione civile del Tribunale di Palermo sul caso La Vardera lo rispettiamo ma non lo condividiamo. Pertanto andremo avanti in ogni sede civile e penale e in ogni grado di giudizio. Si tratta di una battaglia per il rispetto della libertà di voto di tutto il corpo sociale ed elettorale e della dignità dei nostri elettori”. Lo ha detto il deputato Alessandro Pagano della Lega-Noi con Salvini, segretario regionale Sicilia occidentale a proposito della sentenza che ha rigettato la sua richiesta di bloccare la di diffusione del filmato realizzato dal candidato sindaco La Vardera durante la campagna elettorale. Pagano aveva accusato La Vardera di avere agito per fini personali ingannando gli elettori. La sua istanza, però, è stata respinta dal giudice della prima sezione civile del Tribunale di Palermo, che l’ha anche condannato al pagamento delle spese legali.


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