AUGUSTA – Il corpo di un uomo vicino al corpo del relitto, mentre dentro allo scafo e nel ponte più basso numerosi cadaveri. Un cimitero in fondo al mare. Questi sono alcuni particolari che emergono dall’ispezione (a distanza) eseguita oggi pomeriggio dalla Marina Militare su disposizione della Procura di Catania sul barcone localizzato nel canale di Sicilia. Un passo cruciale, come anticipato questa mattina, nell’inchiesta sulla strage del mare avvenuta lo scorso 18 aprile. Gli agenti della Squadra Mobile e gli avvocati difensori dei due indagati, l’avvocato Massimo Ferrante per la tutela di Mohamed Alì Malek e Giuseppe Ivo Russo, per il siriano Mahmud Bikhit oggi pomeriggio hanno assistito alle operazione dai locali di COMFORPAT, Comando Forze di Pattugliamento per la sorveglianza e la difesa costiera di Augusta dove hanno visionato in tempo reale le varie fasi di ispezione: la Marina Militare Italiana ha messo a disposizione i Cacciamine Gaeta e Vieste dotati di mezzi subacquei specializzati. Una volta raggiunto il relitto adagiato di chiglia ad una profondità di circa 370 metri, si è quindi proceduto alla raccolta di immagini sonar ad alta risoluzione e di immagini video e fotografiche.
Il peschereccio, diventata una tomba subacquea, è di circa 21 metri di lunghezza, 8 di larghezza e almeno 8 di altezza: dimensioni troppo esigue per poter ospitare oltre 750 persone. Dalla documentazione raccolta e grazie alle valutazioni operate dal personale tecnico della Marina si è appurato che il natante ha subito diversi danni alla prua e alla parte anteriore sinistra della fiancata. Segni, si ipotizza, dell’urto con il mercantile battente bandiera portoghese inviato in soccorso dei migranti.
Il materiale raccolto sarà ulteriormente esaminato per poter definire l’esatta dinamica e le cause dell’affondamento costato la vita a tantissimi migranti in cerca di speranza.