La battaglia degli ex dipendenti|Telefono Azzurro, c'eravamo tanto amati - Live Sicilia

La battaglia degli ex dipendenti|Telefono Azzurro, c’eravamo tanto amati

Emergenza Infanzia
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Osservando questa triste evoluzione della storia, fatta di accuse al vetriolo, velenose bugie e voltafaccia inaspettati, è ormai innegabile che dal primo gennaio di quest’anno, intorno al nome di Telefono Azzurro, si sia creata un’atmosfera che sa molto di “c’eravamo tanto amati”.
Una vicenda, quella del mancato rinnovo dei contratti degli Operatori di Risposta Telefonica, dai contorni ancora poco chiari, e in cui i dati certi cozzano letteralmente con quella che è, adesso, la realtà dei fatti.277354 Elementi noti come i soldi, tanti, donati dal sultano dell’Oman Qabus bin Said in visita a Palermo: oltre due milioni di euro del tutto inaspettati da Telefono Azzurro e piovuti dal cielo in quel caldo agosto del 2008.  O ancora i 400mila euro stanziati dal ministero delle Pari Opportunità (soldi che escono dalle meno esotiche, ma pur sempre generose, tasche degli italiani) per prorogare il servizio fino ad aprile, e garantire non solo il lavoro alle 25 operatrici della sede di Palermo, ma soprattutto la speranza di una risposta più qualificata ai disperati appelli che ogni giorno arrivano al 114 Emergenza Infanzia.
Risorse a fronte delle quali è sempre corrisposto un impegno concreto e totale da parte di chi in quell’ufficio non solo lavorava, ma soprattutto credeva. Quella realtà che gli operatori consideravano una famiglia, e che non ha esitato a metterli alla porta senza una spiegazione plausibile; che si nega al telefono e fornisce risposte evasive a chi vorrebbe tanto capirci qualcosa; quella che non ci pensa due volte a ridurre il prezioso lavoro svolto in cinque anni dagli operatori a poco più che un mero impiego da call center, dimenticando evidentemente i circa 6200 casi gestiti nel solo 2009. Insomma, è come se per un’assurda e perversa logica, dal primo gennaio di quest’anno al Telefono Azzurro 2+2 facesse misteriosamente 0.
“Questa attività continuerà ad essere garantita con gli stessi livelli di qualità ed efficacia” si affretta a dichiarare l’Associazione. E come? “Attraverso l’impiego di Volontari del Servizio Civile Nazionale debitamente formati, coordinati e supervisionati da personale senior specializzato”. Perfetto. E invece no. Perchè la questione, a questo punto, solleva due osservazioni legittime. Innanzitutto, se gli operatori di Emergenza Infanzia non potranno più mettere piede in quell’ufficio, cosa andranno a finanziare quei 400mila euro di proroga statale che proprio al loro lavoro era destinata? Infine la seconda, e più inquietante, perplessità che contrasta apertamente con la policy dell’Associazione che in vent’anni ha sempre garantito la tutela di chi vi si è rivolto: è giusto permettere che la formazione di questo nuovo personale sia fatta sulla pelle di chi chiama quel servizio per chiedere un aiuto, e non per essere lui stesso la “scuola” di chi riceverà quella telefonata?
Intanto continua il “pellegrinaggio” delle ex dipendenti di Emergenza Infanzia, guidate dai rappresentanti sindacali Fisascat Cisl e Filcams Cgil, attraverso gli austeri saloni del potere siciliano. Le operatrici, dopo essere state ricevute nei giorni scorsi a Palazzo d’Orleans dal responsabile task force Lavoro, Salvatore Cianciolo, incontreranno domani il presidente dell’Ars Francesco Cascio e successivamente, il 18 gennaio, il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.

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