“La corruzione in Sanità è odiosa, oltre che dannosa”. Massimo Russo oggi è magistrato al Tribunale dei minori di Palermo dopo anni di processi sul fenomeno mafioso, ma non molto tempo fa è stato anche assessore alla Salute del governo Lombardo. Sarà lui a moderare domani a Palermo, Villa Malfitano, un convegno sull’anticorruzione nella Sanità, alla presenza di altri magistrati, manager e politici. Un incontro che prenderà spunto dai dati sulla corruzione descritti qui e che non sono certamente lusinghieri per la Sicilia.
Perché un convegno sulla corruzione in Sanità?
“Il tema ci sembra molto caldo e interessante. Se la corruzione è un fatto grave, infatti, essa diventa ancor più grave e odioso nella sanità, cioè in quel settore delicatissimo della Pubblica Amministrazione a cui compete istituzionalmente la realizzazione del valore costituzionale della tutela della salute, bene primario delle persone e della comunità”.
Sulla lotta alla corruzione però qualcosa in questi anni si è mosso. Basti pensare alla nascita dell’Anac, ma anche alla recente norma cosiddetta “spazzacorrotti”.
“Sono certamente degli aspetti per certi versi apprezzabili. Ma ritengo che qualsiasi seria iniziativa di contrasto passi dalla capacità di mettere mano innanzitutto alla riorganizzazione sistema sanitario secondo basilari principi di semplificazione, trasparenza e responsabilità e al contempo affrontare la questione principale della revisione delle fonti normative secondo il sano principio illuministico di norme poche chiare e semplici”.
Insomma, nemmeno l’inasprimento dell’azione penale è sufficiente per debellare il fenomeno.
“Se la risposta repressiva appare necessaria rispetto alla grande corruzione, sarebbe un grave errore illudersi che il contrasto al malaffare in sanità possa preminentemente basarsi sull’intervento penale che è solo una parte, e forse nemmeno la più importante”.
In Sicilia si discute molto sulla Centrale unica degli acquisti. Il tema della ‘centralizzazione’ nella gestione dei beni e servizi viene visto come un passo utile alla riduzione del fenomeno. È così?
“Io penso che sì, la selezione delle imprese fornitrici di beni e servizi debba avvenire all’interno del mercato, garantendo reale ed effettiva trasparenza e concorrenza, valorizzando al massimo le centrali uniche di acquisto, che consentono il monitoraggio dei prezzi. Ma a una condizione”
Quale?
“Che le Centrali siano dirette da persone massimamente capaci e competenti nella predisposizione dei bandi e nella gestione dei contratti pubblici. La programmazione e la pianificazione delle spese e più in generale delle attività economicamente rilevanti costituiscono del resto il presupposto per una gestione imperniata sui valori della legalità, della responsabilità e dell’efficienza”.
Quali sono i reali danni provocati dalla corruzione?
“Innanzitutto va detto che i danni maggiori del fenomeno corruttivo non sono soltanto quelli economici: esso mina innanzitutto la necessaria relazione fiduciaria che si instaura tra l’utenza e il sistema sanitario gettando discredito, spesso amplificato da una comunicazione portata alla generalizzazione e alla criminalizzazione, di un capitale immateriale fatto da esperienze, intelligenze, professionalità e passioni che hanno reso il nostro sistema sanitario pubblico tra i primi migliori al mondo”.
Insomma, la corruzione esiste nonostante un “tessuto” sano…
“Certamente. La lotta alla corruzione e all’illegalità la si deve innanzitutto a tutti gli operatori della sanità, la maggior parte, che ogni giorno silenziosamente fanno bene il loro dovere, spesso tra tante difficoltà, con scarsi ritorni economici ma grandi soddisfazioni professionali ed umane. Del resto, la lotta alla corruzione in sanità ha una caratteristica leggermente diversa rispetto alla lotta generalizzata nei confronti del fenomeno corruttivo”.
A cosa si riferisce?
“Parlo della dimensione etica di questa lotta. Nessuno può lucrare sulla salute delle persone: ecco perché il contrasto alla corruzione è innanzitutto una battaglia di civiltà, perché la salute si tutela meglio aggredendo le zone opache del sistema in cui germinano i comportamenti illegali”.
In questo, cosa possono fare i cittadini che spesso, però, lamentano casi di malasanità?
“E’ necessario che i cittadini siano effettivamente integrati nell’organizzazione sanitaria attraverso forme di rappresentanza già positivamente sperimentati anche nel nostro sistema regionale e che gli utenti abbiamo voce, apprezzata e riconosciuta, sulla qualità e funzionalità dei servizi attraverso la predisposizione di una struttura , credibile ed efficiente, di customer satisfaction. Ma tutto ciò non può non passare anche dal contrasto nei confronti di un altro problema”.
Quale?
“Mi riferisco al conflitto di interessi. Se un medico prescrive un farmaco o utilizza un determinato dispositivo in virtù del legame che ha con l’azienda produttrice o con il suo rappresentante, è un vero problema e personalmente non penso che possa essere risolto con preventive dichiarazioni, anche perché chi è disonesto, difficilmente dichiarerebbe di trovarsi in quella condizione che gli consente di avere benefici”.
Cosa si può fare allora?
“Credo sia molto più efficace, avvalendosi della tecnologia informatica, predisporre sistemi di monitoraggio sulle attività i cui report sarebbero in grado di mettere in luce, su base oggettiva, se le scelte hanno natura terapeutica o hanno altra origine. Se però un medico impegna la propria responsabilità professionale nella scelta di un farmaco o di un dispositivo, perché ritenuto utile per il paziente, e l’azienda glielo nega perché troppo costoso o perché teme altre implicazioni, anche questo è un problema, forse anche più grave del primo perché si rischia di compromettere la salute del paziente. In questo caso la trasparente assunzione di responsabilità da parte del medico è la migliore garanzia del buon uso della sua discrezionalità valutativa”.