PALERMO – Un complotto pianificato dai colleghi per danneggiarlo: è una delle linee difensive scelte da Giancarlo Longo, ex pm di Siracusa ora giudice al tribunale di Napoli, arrestato ieri su ordine del gip di Messina con le accuse di corruzione, falso e associazione a delinquere. Longo, che, annuncia il suo legale, l’avvocato Candido Bonaventura, non si avvarrà della facoltà di non rispondere, sarà interrogato domani dal giudice delle indagini preliminari nel carcere di Poggioreale. Sospettando da tempo di essere finito nel mirino degli inquirenti, ha depositato nelle scorse settimane una memoria difensiva in cui accusa gli otto ex colleghi pm di Siracusa che hanno sollevato il caso e l’hanno denunciato di aver pianificato tutto per danneggiarlo. Il magistrato è accusato di aver fatto parte di una organizzazione criminale insieme a due noti legali, Piero Amara, avvocato dell’Eni, e Giuseppe Calafiore, di avere pilotato procedimenti penali e depistato indagini in cui erano coinvolti clienti “illustri” dei due difensori: come l’Eni, ad esempio. Longo avrebbe svenduto la funzione giudiziaria in cambio di soldi. “Abbiamo dimostrato attraverso una consulenza che però non è stata tenuta in considerazione dai pm – dice il suo legale – che i soldi depositati da Longo sul suo conto erano regali dei suoceri. Bastava confrontare i movimenti bancari da loro fatti”. “Il mio cliente – ha spiegato – ha sempre ammesso di conoscere Calafiore e Amara, ma più volte ha indagato e chiesto provvedimenti a carico dei loro clienti per i quali non ha mai avuto trattamenti di favore”.
“Ho sempre collaborato con l’autorità giudiziaria di Messina alla quale ho trasmesso tutte le segnalazioni e gli atti richiesti come pure ho fatto segnalazioni ai titolari dell’azione disciplinare”. Lo dice il capo della Procura di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, a proposito dell’arresto dell’ex pm Giancarlo Longo finito in manette ieri, su ordine del gip di Messina, per corruzione, falso e associazione a delinquere. Il caso è scoppiato dopo la denuncia dei colleghi della procura di Siracusa. Giordano ribadisce il ruolo di primo piano che ha avuto nell’inchiesta della Procura che ha portato all’arresto di quindici persone, tra cui oltre a Longo, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. “Ho attivato tutti gli strumenti che erano in mio possesso”, chiarisce Giordano. Il procuratore non vuole entrare nel merito della vicenda, ma ci tiene a sottolineare che: “l’unica autorità che poteva e sta facendo chiarezza è l’autorità giudiziaria competente”. A carico del procuratore il Csm ha aperto un procedimento che potrebbe portare al trasferimento per incompatibilità ambientale. “Ho chiarito ampiamente la mia vicenda a chi di dovere: – ha spiegato – mi sono difeso e continuerò a difendermi per far emergere la mia assoluta correttezza ed estrema conformità alle regole ordinamentali e processuali”.(ANSA).