PALERMO – “Se avremo un metro di stoffa, cuciremo un metro di vestito”. La metafora rende bene le ristrettezze delle finanze regionali. Il presidente della commissione Bilancio Nino Dina ha esaminato la legge di stabilità portata all’Ars dal governo. E insieme al presidente Giovanni Ardizzone ha mutilato la Finanziaria, “stralciando” (cioè destinando ad altri disegni di legge) una trentina di articoli. Ma l’assenza che al momento “pesa” di più è quella delle voci in bilancio che il parlamento non ha potuto né esaminare né tantomeno stralciare. Semplicemente perché… non esistono ancora.
Nemmeno un euro per 50 mila siciliani
Non esiste un bilancio, infatti. E con esso non esiste nemmeno il famoso “allegato” per il finanziamento delle leggi di spesa. Una dicitura in burocratese che si traduce, in pratica, nel destino di circa 50 mila siciliani. Quell’allegato oggi, in commissione Bilancio non è arrivato. Al momento, quindi, il goveno non ha un’idea esatta di come garantire gli stipendi, tra gli altri, a Forestali, Consorzi di bonifica, personale dei Teatri e vari enti regionali. “Al momento – conferma Dina – quella tabella non esiste. Salterà fuori solo dall’interlocuzione con lo Stato”. E lì, come detto, la metafora “sartoriale”: “Solo in base all’entità del contributo di Roma saremo in grado di capire quali voci potranno essere finanziate”.
Tra queste, come detto, quelle che riguardano i Forestali. Circa 24 mila lavoratori (compresi quelli del cosiddetto ‘antincendio’). Nelle stesse condizioni i precari dei Consorzi di bonifica: altre 4.200 persone. L’unico bilancio al momento esistente, quello su cui poggia l’esercizio provvisorio, garantisce alcuni stipendi solo fino al 30 aprile. Poi? Si vedrà in base alla stoffa che Roma metterà nelle mani dei sarti siciliani, a cominciare da Baccei. Tra i siciliani “da vestire”, però, ecco 22.400 precari degli enti locali. E ancora, a mancare completamente dai documenti finanziari sbarcati a Palazzo dei Normanni, quelli finalizzati alla riduzione del rischio idrogeologico o i contributi alle associazioni antiracket. E poi, altri stipendi. Come quelli dei lavoratori dell’Ente di sviluppo agricolo, degli Enti parco, dell’Arpa (l’Agenzia regionale per l’ambiente), del personale dell’ex Ente minerario, degli enti Azasi, Espi, Ems, delle cooperative agricole, dei consorzi agrari. E ancora, in sospeso i dipendenti dell’Irsap, dell’Esa, dell’Istituto zootecnico e quello dell’incremento ippico. Oltre ovviamente al personale dei Teatri siciliani
“Abbiamo solo spostato i problemi di quattro mesi” aveva del resto ammesso l’assessore Baccei poco prima di Natale, nel giorno dell’approdo dell’esercizio provvisorio a Palazzo dei Normanni. Dove, ancora oggi, mancano i soldi per una serie di enti, persone e istituzioni come l’Istituto ciechi “Florio e Salamone”, l’Università Kore di Enna, gli Enti regionali per il diritto allo studio, per gli specializzandi in medicina e per i Consorzi universitari. E ancora, rispetto all’anno scorso, manca ancora lo stanziamento l’Istituto Vite e Vino, per l’Istituto di incremento ippico di Catania (che dovrebbe confluire nell’Esa), quelli per l’istituto zootecnico. Non esistono ancora gli stanziamenti per la lotta alla mafia, quelli destinati alle associazioni antiracket, i contributi per il sostegno agli orfani delle vittime di mafia e per l’assunzione dei familiari delle vittime di mafia,
Il misterioso “buco” del bilancio
Cosa resta quindi? “Al momento – spiega Dina – sono finanziabili solo le spese cosiddette incomprimibili. Quelle cioè relative allo stretto funzionamento della Regione. Il resto sarà frutto, come spiegavo, della portata del finanziamento che garantirà Roma e sulle scelte politiche del governo”. Ma quanto serve per chiudere il bilancio? Anche su questo fatto i dubbi sono tanti. E sono tutti nelle parole del presidente della Commissione bilancio: “L’assessore all’Economia Baccei continua a dirci – prosegue Dina – che la somma mancante è quella di circa 700 milioni di euro. Per carità, ci fidiamo delle sue parole. Ma al momento non esiste un solo documento che quantifichi il ‘buco’”.
Una cosa è certa. Quel poco che è attualmente arrivato in parlamento è stato ulteriormente alleggerito, mutilato. “Abbiamo deciso di stralciare – dice Dina – tutte quelle norme che non rappresentavano materia finanziaria. E che andranno discusse in disegni di legge specifici”. Norme che potrebbero essere riunite in un mega “ddl” già intitolato “Sblocca Sicilia”. Ma prima di sbloccarla, bisogna anche tenere in piedi la Regione. “Resta, comunque, inteso – si legge nel documento stilato dalla commissione bilancio al termine della seduta di ieri – che l’esame della manovra contabile sarà effettuato da questa Commissione nel suo complesso, soltanto dopo che il governo avrà depositato in Assemblea tutti gli atti necessari a completare i documenti già trasmessi”. La commissione, quindi, invita “il governo a far pervenire urgentemente la documentazione necessaria ad integrare il bilancio e la finanziaria della Regione per l’anno 2015”.
“Ancora una volta – ha confermato il vicepresidente delal commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo – siamo costretti a intervenire pesantemente sull’azione del governo, che si dimostra essere particolarmente pasticcione e dimostra di non avere una conoscenza ben chiara della legislazione vigente, che impedisce alla commissione Bilancio di esaminare e approvare provvedimenti che non siano stati precedentemente esaminati dalle competenti Commissioni. La commissione, tuttavia – ha concluso Vinciullo – continua a non essere nelle condizioni di poter esaminare il testo, in quanto, ad oggi, il governo non è stato in grado di depositare, presso gli Uffici della Presidenza, tutti i documenti necessari”.
Tutte le norme stralciate
Intanto, la Finanziaria alla quale da mesi lavora la giunta di Crocetta è stata sottoposta a una massiccia cura dimagrante. Sono state stralciate, infatti, tutte le norme che prevedono tagli ai consigli comunali, ai gettoni di presenza, alle indennità e al numero degli assessori comunali. Queste norme verranno raccolte in un emendamento del governo col quale verranno ulteriormente adeguate alla legge Delrio sugli enti locali e troveranno infine posto nel ddl sull’abolizione delle Province, già in Aula. Tutto il resto, andrà nello “Sblocca Sicilia”. Stralciata anche la norma che modificava i criteri per richiedere, da parte dei dipendenti regionali, l’anticipazione di buonuscita e Tfr. Norma finita recentemente al centro delle polemiche per l’introduzione di un comma che consentiva di chiedere l’anticipo anche ai dirigenti che avevano provocato un danno all’erario alla Regione. Tolto dalla finanziaria anche l’articolo che prevedeva l’istituzione di una Commissione specialistica per l’istruzione delle autorizzazioni in materia ambientale e quello che ridefiniva l’iter per la redazione dei piani regolatori. Salta pure il pacchetto destinato alla cosiddetta “semplificazione amministrativa”. Torna nel cassetto lo scioglimento di tutti gli Istituti autonomi case popolari e l’accorpamento nella nuova Agenzia per le politiche abitative. Stralciata anche la norma che prevedeva l’utilizzo degli elicotteri per gli spostamenti dalle isole minori, quella che disponeva la riduzione dei costi negli Urega (gli uffici per l’espletamento delle gare d’appalto), e quelle che riguardano il trasporto urbano e interurbano. E ancora, verranno discussi in un’altra sede e in un altro momento le norme in materia di riconoscimento e valorizzazione delle cooperative sociali, quella che istituisce l’Osservatorio regionale per le attività teatrali, quella che riconosce un “rilevante interesse sociale” alle attività musicali. Stralciati anche gli articoli sulla modifica dell’iter per l’abilitazione all’attività di guida ambientale-escursionistica, quello che prevede l’istituzione della Fondazione Taormina Arte e quello sulla “razionalizzazione del servizio farmaceutico” e sull’accorpamento dell’Istituto per neurolesi Bonino Pulejo di Messina e l’azienda ospedaliera Piemonte.
Tutto fuori. Se ne riparlerrà, se sarà il caso, in un altro momento. “Non abbiamo nessuna difficoltà – ha commentato Crocetta – rispetto al fatto che alcuni articoli proposti insieme alla finanziaria vengano stralciati per fare un percorso differente. L’importante – continua il presidente – è che quegli articoli non vadano a finire tra i provvedimenti di legge che non si approvano mai. Quegli articoli hanno un valore fondamentale per lo sviluppo della Sicilia e per la crescita del Pil”. Il governatore fa spallucce. Ma la preoccupazione altrove è evidente: ““Non ho mai visto, in 14 anni di vita in parlamento – ammette Dina – una situazione simile”. La Finanziaria intanto è dimagrita, perdendo trenta articoli. E manca ancora tanto, per chiudere la manovra. Manca l’allegato che decide il destino di cinquanta mila siciliani. Manca un bilancio. E manca, soprattutto, un bel po’ di stoffa.