La follia alla Zona Industriale: “Tornava indietro e ci investiva”

La follia alla Zona Industriale: “Tornava indietro e ci investiva”

La testimonianza shock dell’ex moglie di Nasca

CATANIA – “Cettina De Bormida era una persona speciale. Lei mi consigliava di non lasciarlo e l’ho fatto più di una volta, poi non ce l’ho fatta più. Abbiamo stretto un’amicizia sincera”. Anna Longo è la moglie sopravvissuta di Piero Maurizio Nasca, l’assassino della tangenziale di Catania.

Il 10 giugno dell’anno scorso, Nasca investì le due donne. La signora De Bormida di Centuripe, nell’Ennese, rimase uccisa. La Longo invece è una sopravvissuta. E rispondendo dinanzi alla Corte d’assise di Catania, lo ha raccontato: “Lui andava indietro con la macchina, poi tornava a tutta velocità. Per tre volte l’ha fatto… ha preso un’altra volta l’amica mia, due volte a me e la terza volta all’amica mia”.

Le parti civili

È nel vivo il processo per l’omicidio De Bormida. La famiglia della vittima, parte civile, è assistita dall’avvocato Emanuela Fragalà, mentre la signora Longo – a sua volta parte civile – è assistita dall’avvocato Nicoletta Pistarà. L’assassino è difeso dall’avvocato Fabio Presenti. Il processo si celebra dinanzi alla Corte d’assise, quarta sezione penale, presidente Maria Pia Urso. L’accusa è sostenuta dal pm Valentina Botti.

L’udienza si è concentrata sull’audizione della vittima. Quel giorno, ha raccontato, doveva fare una visita in una clinica. Ma prima si è presentato Nasca, che ha fatto la stessa visita. Dopo si è allontanato e avrebbe bevuto fino a ubriacarsi. Uscendo dalla clinica, lei credeva che se ne fosse andato.

Il ritorno dell’assassino, ubriaco

Ma non era così. “Ho detto all’amica mia: “Bene, se n’è andato, siamo tranquilli”. Poi ho fatto io la visita – ha aggiunto – quell’amica mia mi ha fatto compagnia, siamo usciti, poi lui è ritornato, era in stato di ubriachezza proprio. Io gli ho detto: “Te ne puoi andare perché con te con la macchina non ci saliamo”.

A quel punto gli avrebbero detto che stava venendo a prenderle un “amico”. Ma lui, anziché andarsene, avrebbe fatto “avanti e indietro con la macchina, non se ne andava fino all’ultimo che è successo tutto”. ”Lui si è arrabbiato troppo, ha girato la macchina all’inverso, prima prende a quell’amica mia, diciamo, lei non lo so se è morta sul colpo, penso di sì, poi per tre volte l’ha fatto… dopo ha preso un’altra volta l’amica mia, due volte a me e la terza volta all’amica mia”.

La moglie aveva paura

Su domanda dell’avvocato Fragalà, la Longo ha spiegato che la signora De Bormida, quella maledetta mattina, era venuta con lei solo perché sapeva che la Longo avesse paura del marito. E poi ha spiegato che il marito era convinto che fosse la De Bormida ad averla convinta a lasciarlo: “Invece no, non lo capiva che era lui stesso a farsi del male perché beveva. Non lo capiva”.

L’avvocato Presenti, dal canto suo, ha puntato sui rapporti tra la vittima e il marito dell’imputato. “Erano litigiosi o meno?”. Inizialmente sarebbero stati buoni, poi a un certo punto, ha precisato, “non lo so che cosa gli è preso”. “E gliel’ha mai detto lui alla signora De Bormida: “Fatti gli affari tuoi?”, ha chiesto il legale. “Sì, sì, anche per telefono”. Si torna in aula il 26 giugno.


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