CATANIA – La.Ra, storia di un’azienda al palo tra ritardi dei finanziamenti e assenza di prospettive. Su un punto sono tutti concordi: il caso dell’azienda di Motta non può attendere. Lo sostiene la Cgil che incalza l’Agenzia nazionale per la destinazione e l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che avrebbe dovuto incontrare lavoratori e sindacalisti per mettere mano a una situazione divenuta ormai insostenibile. Invece di un incontro risolutore è arrivato “un diniego dell’autorità di fare un sit-in nel capoluogo siciliano per chiedere attenzione alle istituzioni”. L’azienda metalmeccanica di Motta Santa Anastasia, che conta al momento trentacinque lavoratori attivi e venti in mobilità, era stata “confiscata negli anni scorsi (in via definitiva nel 2001) poiché appartenente ad un imprenditore vicino ad un clan mafioso”. Da lì un limbo di criticità: “il negativo atteggiarsi del sistema bancario e la revoca degli affidamenti, la crisi di fiducia dei fornitori nel concedere credito e dilazioni, la diffidenza ed il distacco della clientela, l’ingessatura burocratica e gestionale”.
Trascorrono anni difficili, ma l’azienda supera la crisi e conosce una fase di sviluppo in termini di utili. Poi a crisi degli ultimi anni e una musica che sembra non cambiare. “Nelle scorse settimane – si legge in una nota del sindacato- l’Agenzia nazionale, aveva comunicato l’intenzione di anticipare parte dei fondi necessari all’attivazione di alcune commesse per il riavvio della La.Ra, a fronte della presentazione ufficiale da parte dei lavoratori della lista delle commesse già assegnate all’azienda”. “L’Agenzia, inoltre, aveva segnalato al Comune di Motta S. Anastasia l’urgenza che anche l’istituzione pubblica concedesse opportunità di lavoro alla società confiscata che opera in quel territorio e, infine, si era impegnata a fare pressing affinché venissero recuperati i crediti statali che la La.Ra. vanta per circa 600 mila euro. Ma nulla da allora è cambiato”. Una situazione critica. “I lavoratori ancora una volta lamentano il fatto che non c’è nessuna volontà di affrontare la problematica nei giusti contorni”. E’ secco il commento di Innocenzo Mascali, impiegato della La.Ra.
Mascali storce il naso e prova a chiarire il nocciolo della questione. “Non ci interessano le mensilità arretrate, ma la tutela del posto di lavoro”. L’intervento realmente utile dovrebbe riguardare quelli che Mascali definisce “i veri problemi”. Le richieste che i lavoratori fanno all’Agenzia sono legate soprattutto al rilancio dell’attività aziendale più che alla mera sopravvivenza limitata nel tempo. “Servono interventi di tempo strutturale e non forme di semi assistenzialismo”, spiega Mascali ripercorrendo le tappe della vicenda che cinque anni fa aveva visto i lavoratori presentare un “piano di diversificazione industriale” finalizzato a fare ripartire l’azienda. L’idea era realizzare il progetto (che spaziava da una struttura terapeutica-sportiva a un impianto fotovoltaico) sui terreni limitrofi all’azienda, facenti parte della medesima confisca, per scongiurare le conseguenze della scadenza di un’importante commessa. Il progetto però non vedrà mai la luce: i terreni sono di proprietà del Comune di Motta (nonostante una prima revoca da parte dell’Agenzia) che decide di presentare un proprio progetto (mai diventato realtà) per la realizzazione di un campo polivalente per lo sport. Oggi in quelle terre c’è soltanto erba bruciata dal sole. Una ferita ancora aperta che pesa sullo sviluppo della vicenda.