Un attacco senza sconti al governo. Anzi, ai governi. A quello nazionale e al ministro competente, la siciliana Stefania Prestigiacomo, per aver tagliato una serie di interventi per contrastare il dissesto idrogeologico nel Messinese. E uno di quegli interventi, per un milione di euro riguardava proprio Giampilieri, la frazione diventata una tomba di fango per trenta persone. Ma anche un attacco al governo regionale, con l’intesa del quale il ministero si è mosso nel cancellare questi interventi. Un intervento durissimo, al vetriolo, nel dibattito all’Ars sul nubifragio di Messina. La particolarità è che un attacco così frontale arriva dai banchi che almeno in via teorica dovrebbero essere quelli della maggioranza di governo. È infatti Innocenzo Leontini, capogruppo all’Ars del Pdl, a sferrare l’attacco. Leontini che oggi all’Ars ai presenti è sembrato indossare i pani del capo dell’opposizione.
Già, nella Sicilia che crolla a pezzi sotto la pioggia e che boccheggi nel bel mezzo della crisi, c’è un’opposizione, combattiva e agguerrita, che siede proprio tra i banchi della maggioranza.
Tra Mpa e miccicheiani da una parte e “lealisti” del Pdl dall’altra, la guerra è tornata totale. Dopo l’armistizio raggiunto grazie all’intervento di Silvio Berlusconi, che aveva battezzato l’ingresso in giunta di Milone e Bennati in quota Alfano-Schifani, lo scontro è tornato all’apice. E il dibattito di oggi pomeriggio lo fotografa alla perfezione. Così come l’inattività dell’Ars: una legge votata negli ultimi cinque mesi. Una paralisi dettata dall’assenza di una maggioranza in Assemblea. E nelle commissioni. Quella Bilancio, ad esempio, deve licenziare il Dpef. Da quel documento dipende un pezzo importante del futuro prossimo di un’economia che vive quasi esclusivamente di denaro pubblico. Ebbene, la commissione non riesce nemmeno a riunirsi. Da giorni le sedute saltano sistematicamente pe rla mancanza del numero legale. La maggioranza travestita da opposizione e la minoranza travestita da maggioranza non trovano la quadra. E la Sicilia resta ad aspettare. Sempre più stanca, però.
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