PALERMO – Paolo Ruggirello resta in carcere. Il tentativo dell’ex deputato regionale di scrollarsi di dosso le pesanti accuse viene bollato come “maldestro” dal giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini. Da qui il no alla richiesta della difesa di ottenere una misura cautelare meno afflittiva.
Su Paolo Ruggirello e Ivana Inferrera Cosa Nostra avrebbe convogliato il consenso alle Regionali del 2017. Erano rispettivamente candidati per il Pd e per l’Udc. Entrambi non furono eletti. Inferrera è stata direttrice del museo della preistoria e nel 2013 assessore alle Strategie di sviluppo, alle politiche sociali e al Turismo del Comune di Trapani. Le viene contestato il reato di voto di scambio politico-mafioso.
Più grave la posizione di Ruggirello: è indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa. Ad accusarlo è Pietro Cusenza in due verbali di agosto e settembre, pubblicati da Livesicilia nelle scorse settimane. Non un mafioso, ma un collettore di voti per conto dei boss. Cusenza, originario di Erice, si è definito così davanti al procuratore aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Claudio Camilleri e Gianluca De Leo che hanno coordinato le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani.
Cusenza ha raccontato di un incontro riservato fra il boss Pietro Virga, Carmelo Salerno e Ruggirello prima delle Regionali del 2017. Il patto prevedeva che Ruggirello, tramite Salerno, consegnasse ventimila euro a Virga in cambio dell’appoggio elettorale.
Ruggirello, interrogato lo scorso 15 novembre, ha ammesso la circostanza, ma ha negato di avere saputo in anticipo i motivi dell’incontro. Si sarebbe trovato al cospetto del mafioso trapanese senza preavviso e avrebbe acconsentito al patto sporco (“50 mila euro per mille voti) pur di chiudere il più presto possibile quel faccia a faccia imbarazzante. Salerno disse che “mi doveva fare conoscere una persona che poteva aiutarmi per la campagna elettorale”. L’incontro avvenne “a casa di Salerno” dove però arrivò anche Virga. Ruggirello l’ha definita una “imboscata” per rafforzare la tesi che nulla sapesse del suo interlocutore. Non aveva idea che si trattasse di Virga. Sono dichiarazioni che il gip Piergiorgio Morosini ritiene inverosimili ed è per questo che ha respinto la richiesta di scarcerazione dell’ex deputato regionale.
L’interrogatorio di Ruggirello viene bollato come un tentativo “maldestro di giustificare la sua condotta piuttosto che offrire un contributo chiarificatore dei suoi rapporti con la mafia”. Ruggirello ha minimizzato la sua posizione. Ha ammesso di avere ricevuto l’appoggio di diversi esponenti mafiosi cui, scrive il gip, “ha delegato la scelta di candidati” alle amministrative: “Ho saputo che Salerno era stato condannato per mafia molto tempo topo – ha spiegato Ruggirello – nonostante questo ho chiesto un nome per un candidato a Marsala, richieste che facevo ad ad altri miei amici”.
Ce n’è abbastanza per fare scrivere al gip Morosini che Ruggirello non ha compreso “la gravità della condotta di un politico che coinvolge nel percorso elettorale democratico esponenti dei clan, così dimostrando di potere reiterare senza remore certe condotte”. Per Ruggirello e tutti i 29 indagati la Procura chiedono il rinvio a giudizio.