PALERMO – Nell’estate del 2008 sbarcava a Palermo un giovane talento proveniente da Empoli. Il suo nome era Levan Mchedlidze, e a causa del cognome particolarmente difficile da pronunciare è stato sempre chiamato “Micelizze” dal popolo di fede rosanero. Si fece notare per un solo gol, ma di pregievole fattura e dall’importanza capitale, visto che valse agli uomini, allora guidati da Davide Ballardini, la vittoria sul campo della Juventus. Era il 4 ottobre, e per Levan sembrava che potessero spalancarsi le porte del grande calcio. In realtà, Mchedlidze buttò via la possibilità di diventare un giocatore importante attraverso il Palermo, anche a causa di qualche contrasto interno e ai soliti problemi fisici, che spesso negano ai giovani talenti la possibilità di diventare, presto o tardi, dei campioni. Così, nel 2010 avviene il ritorno del georgiano a casa, in quella Empoli che ha saputo allevarlo con calma e senza alcuna pressione. Fino alla serata appena trascorsa.
Ultimo turno preliminare di Coppa Italia al “Carlo Castellani” arriva un Genoa forte della terza posizione in campionato ma al tempo stesso privo di diversi giocatori di punta. Il risultato si sblocca proprio grazie a Mchedlidze, che per riconciliarsi con il calcio italiano decide di fare qualcosa di straordinario: punizione dalla sinistra, Levan sembra dare le spalle alla palle quando all’improvviso allarga la gamba sinistra, come l’apertura alare di un falco, e batte il portiere ospite con il “tiro dello scorpione”, di cui è diventato ambasciatore nel mondo quello Zlatan Ibrahimovic, che Mchedlidze non ha mai negato di voler prendere come esempio da seguire sul piano squisitamente calcistico. Una rete fondamentale per consentire all’Empoli di andare avanti in coppa, e importante anche per lui che potrebbe aver acquisito la fiducia necessaria per essere schierato più spesso dal mite tecnico Sarri, e non solo nell’ambito del turnover da coppa.
