SIRACUSA – Quaranta serate, quasi cinquemila spettatori a sera, numeri che tendono a superare il già clamoroso record dell’anno scorso di 140 mila presenze totali: si chiude oggi la prima parte del 54° ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa. Il primo cui gli organizzatori – il direttore artistico Roberto Andò in testa – hanno voluto dare la denominazione di Festival. Sei le produzioni in totale, infatti. Il doppio dello scorso anno. Più di due mesi la durata (10 maggio – 18 luglio) e in direzione dell’ipotesi di destagionalizzazione che porterebbe le produzioni al chiuso, in inverno, al teatro comunale di Siracusa. Quelle che si sono alternate dal 10 maggio fino a stasera rappresentano ancora l’ossatura dell’intera manifestazione, le tragedie: Eracle di Euripide, per la regia di Emma Dante; e Edipo a Colono di Sofocle, diretto da Yannis Kokkos.
Emma Dante, alla sua prima esperienza con le tragedie di Siracusa, è più che soddisfatta: è raggiante. “Fantastico – dice -, abbiamo fatto dei numeri incredibili. C’è stata una grande affluenza, una grande partecipazione. Sono felice. Una media di 5 mila persone a spettacolo: un pubblico felice di assistere alle tragedie”. Le reazioni della critica sono state contrastanti: qualcuno ha trovato ruvida la scelta delle musiche, ruvido portare in scena solo donne: “Una regia non convenzionale non mette d’accordo tutti – è consapevole Emma Dante – eppure c’è stata grandissima attenzione e una grandissima partecipazione, sia da chi ha apprezzato lo spettacolo sia da chi lo ha criticato: e per me questo è positivo. Tutti hanno compreso, comunque, la grande serietà con cui mi sono cimentata con un progetto in un teatro così importante”. Qualche difetto, da riferire direttamente agli dei: “La luce in un teatro all’aperto è troppo naturale – dice la regista palermitana – e man mano che si andava avanti con le recite il buio arrivava sempre più tardi. Il mio spettacolo aveva necessità di creare un’atmosfera, il teatro stesso si nutre di luce artificiale per crea l’atmosfera. In teatro l’artificiale è verità – dice consapevole del paradosso – perciò tutta quella luce naturale che all’inizio è bella, dopo fa male agli occhi. Ma per cambiare questo dovrei parlarne con le divinità – scherza – e quello è un luogo che ti mette in connessione con l’extra ordinario. Anche per questo – conclude Emma Dante – esco arricchita da un’esperienza che non può non cambiarti”.
Fil rouge che ha collegato le due tragedie era “la metafora del potere”, come ha spiegato lo storico Luciano Canfora, del comitato scientifico del festival. Che ha aggiunto: “Che è metafora della vita stessa, è apologo morale che ci obbliga a riflettere sulla precarietà della sorte umana, sulla sua mutevolezza imperscrutabile e spesso irragionevole”.
A differenza della Eracle di Emma Dante, quella di Yannis Kokkos, nel suo Edipo a Colono, è stata una regia rigorosa, sul testo e sulla parola, sulla bravura degli attori. Lo spettatore si è trovato a vivere due esperienze diverse ma allo stesso modo intense. E senza nulla togliere agli altri, specie al protagonista Massimo De Francovich, tra gli attori e personaggi più apprezzati ha spiccato Teseo interpretato da Sebastiano Lo Monaco. Un tripudio di applausi a ogni ingresso in scena per l’attore siracusano: “Un bilancio personale positivo – dice – dentro a un’esperienza profonda, intensa e gioiosa con una compagnia di primissimo livello. Ho avuto, con il personaggio di Teseo – ha proseguito – un successo personale strabiliante, che neanche mi aspettavo”.
Si è inserita nella diade, la sera dell’11 giugno, una delle produzioni extra di quest’anno, quel “Conversazioni con Tiresia” che ha visto autore e protagonista Andrea Camilleri: un regalo esclusivo alla storia dell’Inda (fondazione che sovrintende agli spettacoli) e del Teatro greco di Siracusa. Quanto visto finora ha già attirato nella cavea dell’antico teatro siracusano diverse personalità della cultura e dello spettacolo italiano e internazionale: nelle serate finali delle tragedie si è visto il regista Nanni Moretti, nelle stesse sere la conduttrice televisiva e scrittrice Daria Bignardi. Prima di loro, anche a ammirare e sostenere Camilleri sono arrivati i due “Montalbano”, Luca Zingaretti e Michele Riondino, prima ancora la Livia di Montalbano, Sonia Bergamasco. Sui gradoni della cavea avvistati, in questo primo mese e mezzo, anche il fotografo Ferdinando Scianna, il cantante Ivano Fossati, la modella francese Tiga e l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti.
Da domani seguiranno quattro giorni di riposo e di attesa per la prima de I Cavalieri, di Aristofane, che andrà in scena venerdì. Commedia con la quale il festival di Siracusa perpetua la sfida lanciata lo scorso anno con Le Rane di Aristofane: attualizzare il linguaggio e il codice della commedia antica. È stata presentata due giorni fa alla presenza del regista, Giampiero Solari, che per il cast ha attinto a interpreti di riferimento per il genere comico nel teatro e nel cinema italiano: Francesco Pannofino, Antonio Catania, Gigio Alberti tra gli altri. Il musicista augustano Roy Paci, ha curato le musiche e sarà anche in scena nei panni del corifeo.
Dal 12 al 15 luglio sarà la volta del grande ritorno in quattro repliche di Ficarra e Picone con Le Rane. Chiuderà il 18 luglio Palamede di Alessandro Baricco. Uno sforzo produttivo inedito, un successo di pubblico che cresce di anno in anno, testimoniato anche da un accordo con la Rai, media partner della rassegna.