“La politica, anche siciliana, è nelle mani di Draghi e Mattarella. Credo che loro ancora per un po’ resteranno dove sono”. E’ questa, in sintesi, la previsione di Totò Cardinale, ex ministro della sinistra democristiana, che ricorda i suoi 50 anni di militanza e rivendica con forza il suo ruolo di “notabiliano” della politica. Il leader di Sicilia Futura minimizza i fatti siciliani, non è interessato ai nomi, nessun particolare e niente critiche, solo amarezza. “Di nomi e persone non ne voglio sentire parlare. Ho fatto un passo di lato quando Sicilia Futura mi ha deluso, ho chiuso. Oggi guardo quello che accade dal balcone e prevedo uno scenario completamente diverso da quello che si sta prospettando”.
E cosa vede da quel balcone, forse di un piano alto, Cardinale? “Leggo i fatti nazionali e giudico l’attuale Presidente del Consiglio come una persona troppo intelligente da farsi tentare dall’ipotesi di andare adesso al Quirinale. Da quello che farà lui dipenderà tutto, anche in Sicilia”.
L’isola, per lui, non sarà affatto un laboratorio politico come da tradizione “questa volta per me sarà al contrario – spiega l’ex democristiano – per questo non intendo commentare l’arrivo in pompa magna di Matteo Salvini, né le reazioni dei miei ex compagni di partito. Quello che dico è semplice, prevedo che tutti questi movimenti lasceranno il tempo che trovano e se Draghi, come io credo, resterà a fare il Presidente del Consiglio e Mattarella accetterà altri due anni di mandato – per fare da garante alla Costituzione – la maggioranza che vedremo consolidarsi nel nostro Paese, ma anche in Sicilia, sarà quella di una coalizione ampia, europeista, multi-lateralista, non ci sarà spazio per un presidente di centro destra o di centro sinistra. Ci sarà Draghi e basta”.
Una visione molto ampia, quindi, una proiezione azzardata forse, “realista direi. Per questa ragione penso che tutto questo agitarsi, in questo momento storico, ha una sola chiave di lettura: dove andare per garantirsi un posto in Parlamento. Per il resto non c’è più nulla. Non c’è proposta politica, non c’è ascolto, non ci sono partiti che siano capaci di programmare e di condividere con l’elettorato di riferimento. E alla luce di ciò, dico che secondo me accadrà proprio questo, i sovranisti resteranno alla finestra, come vuole l’Europa, e in Sicilia ci si dovrà adattare alla realtà nazionale.”
Prevede dunque una coalizione allargata, più ampia possibile, solida “anche qui, vedrà, il candidato non sarà espressione di una sola parte politica, sarà un uomo – o una donna – giovane, fresco, non usurato che rappresenti le istanze di tutti”. E che sappia governare, si spera.