La Regione cerca 53 milioni l'anno | Tagli a pensioni e Tfr dei regionali - Live Sicilia

La Regione cerca 53 milioni l’anno | Tagli a pensioni e Tfr dei regionali

Ridotti i capitoli per assegni e buonuscita dei dipendenti. Armao: “Stiamo cercando di riparare gli errori del governo Crocetta”. Variazioni all’Ars.

PALERMO – La corsa per reperire presto oltre 50 milioni di euro riguarderà anche i dipendenti regionali. Il governo, infatti, nel corso della giunta di ieri nel corso della quale ha approvato le variazioni di bilancio necessarie per mettere i conti a posto, dopo la pronuncia recente della Corte dei conti, ha deciso di intervenire riducendo anche gli stanziamenti destinati alle pensioni e alle anticipazioni della buonuscita dei lavoratori della Regione.

I “tagli” sono contenuti nell’allegato al disegno di legge che poi dovrebbe dare il via all’esame della manovra finanziaria, che prevede, appunto, il piano per coprire il disavanzo della Regione che era stato lasciato in “eredità” dal governo Crocetta. Disavanzo che, come ha ribadito la Corte dei conti in una recente sentenza delle Sezioni riunite di Roma, ammonta a oltre 2,1 miliardi di euro. Una somma enorme che il governo, però, grazie a un accordo ottenuto a livello nazionale, potrà spalmare in trent’anni. Una parte, in realtà, è già stata “coperta”. Resta quindi da trovare risorse per circa 1,6 miliardi di euro.

Il governo lo farà, quindi, già per i prossimi tre anni, attraverso “rate” da oltre 53 milioni di euro annui. Solo per il 2019, la somma da reperire sarà invece superiore ai 62 milioni, visto che c’è da colmare un’altra “parte” di disavanzo discendente da una legge del 2015.

Da dove, allora, il governo reperirà quei soldi? La tabella allegata al ddl è in questo senso chiara. Nel 2019, i 62 milioni saranno per la gran parte trovati (53 milioni circa) attingendo dal fondo per i crediti di dubbia esigibilità: un fondo che, in realtà, in passato la Corte dei conti aveva chiesto proprio di rimpinguare per “ammortizzare” gli effetti di entrate iscritte in bilancio ma che difficilmente potranno essere riscosse dalla regione. Gli altri nove milioni invece arriveranno dal capitolo “Somme per anticipazioni in conto buonuscita da erogare tramite il fondo pensioni”: si tratta, appunto, degli anticipi del Tfr che i regionali possono richiedere all’ente che gestisce il sistema pensionistico dei lavoratori della Regione.

Ma i veri tagli per i capitoli dei regionali sono previsti nel 2020, quando la Regione si impegna a coprire, appunto, nuovamente la rata da 53 milioni di euro. L’anno prossimo, infatti, il taglio alle anticipazioni della buonuscita salirà a 16,5 milioni. A questa andrà aggiunta una riduzione di quasi 11 milioni dal capitolo “Pensioni, assegni, sussidi, ed assegnazioni vitalizie diverse da erogare tramite il Fondo pensioni Sicilia”. Previsti nel 2020 tagli da 18,8 milioni anche al fondo di riserva che serve, in pratica, per finanziare le leggi approvate dal parlamento siciliano; e tagli da 7 milioni ai servizi di informatica e telecomunicazioni. Dal 2021, invece, la Regione si impegna a creare un apposito fondo in cui versare già con la legge di stabilità i 53 milioni di euro.

“Si tratta – spiega però l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao – si coperture ‘tecniche’, formali, visto che quei capitoli, per la loro consistenza, sono quelli che soffrono di meno le variazioni. Ma poi le risorse potranno essere ricollocate con la prossima legge di stabilità. Purtroppo – aggiunge – ci troviamo ad affrontare un problema enorme, nato non certo adesso, ma nel 2015 con le scelte del precedente governo che ci ha lasciato questa pesante eredità”.

Ma anche sulle cifre, non mancano i dubbi. Oggi le variazioni sono attese in Commissione bilancio e riceveranno già un primo esame dagli uffici dell’Ars. Ma sul ddl incombono anche le incertezze espresse ad esempio dalla Cgil: la somma da poter “spalmare” in 30 anni sarebbe solo una parte degli oltre due miliardi (700 milioni in tutto). Se fosse così, la Regione sarebbe chiamata a trovare oltre 1,4 milioni in tre anni. Una eventualità che rappresenterebbe un colpo durissimo per i conti già non floridi della Sicilia. Ma il governo smentisce i calcoli del sindacato: “Anche gli uffici mi hanno confermato – dice Armao – che la somma da spalmare in trent’anni è di circa 1,6 miliardi. Anzi, speriamo che attraverso i colloqui legati alla ridefinizione dell’accordo tra Stato-Regione si possa giungere alla ‘rateizzazione’ anche della parte restante. Sarebbe una buona notizia per il nostro bilancio”.


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