Il paesaggio, la distesa, l’orizzonte. Un susseguirsi di borghi, di alture, di pianure e di dolci colline. Il fiume Platani che scorre placido e lungo il suo corso nasconde inattesi luoghi di intatta bellezza. Il cuore della Sicilia. Immersi in questo paesaggio riesce difficile credere che, a pochi chilometri, si trovi la provincia classificatasi ultima per qualità della vita.
Ammiri ciò che ti circonda quando, a un tratto, già dalla strada principale, è ben visibile un enorme stabilimento: è uno dei tanti fabbricati industriali svuotati, dismessi, abbandonati.
Ben prima di giungere al piazzale antistante ci si rende conto che, in realtà, si tratta di una pluralità di edifici facenti parte di un unico complesso industriale. Ti trovi all’ingresso di uno stabilimento dove si operava la lavorazione dei sali potassici.
Ti avvicini. Tutto è immobile, come se fosse il prodotto di un sortilegio. Silenzio, abbandono, degrado. Nel cortile la vegetazione cresce incolta, in alcuni punti è talmente fitta da ostacolare o impedire il passaggio: la natura si è ormai impossessata di questo luogo sfruttato e poi dimenticato. Come se provasse a nascondere il risultato dell’incuria dell’uomo.
Dalle finestre con i vetri in frantumi intravedi un ufficio: mobili fatti a pezzi, diversi calendari, quaderni aperti dove sono annotate le attività del giorno, ancora perfettamente leggibili: testimonianze di un passato che ha caratterizzato questo luogo.
Dalla parte opposta, il laboratorio chimico, rovinato anch’esso dal tempo e dai vandali, ma ancora ben riconoscibile e carico di attrezzature, di contenitori con sostanze chimiche, di strumenti.
All’interno dei capannoni si riesce ancora a scorgere la presenza dei macchinari per mezzo dei quali avveniva la trasformazione della kainite, estratta dalla vicina miniera e lì trasportata per mezzo di una teleferica.
Un edificio appare, invece, completamente vuoto; osservando una delle sue immense pareti spoglie, ti viene in mente quell’artista: come si chiamava? Immagini come vi risalterebbe una sua tela dai variopinti colori. Osservi il tetto in amianto di uno dei capannoni, ci sarebbe bisogno di un’imponente opera di bonifica.
Il contesto in cui sei immersa porta a pensare a una di quelle città che hanno preso vita nella immaginazione di Italo Calvino, una “città invisibile”, lontana dalla realtà, in cui si mescolano passato e presente. Una città in cui l’effetto combinato del tempo, della natura, dell’incuria dell’uomo restituisce monumenti umiliati e silenti. Specie se si considera il contesto paesaggistico ed archeologico in cui si colloca.
Eppure questo spazio ti affascina. Tu non vedi (solo) ferro, ruggine e amianto in queste edificazioni apparentemente senza grazia. Ti godi la pace che quel luogo, comunque, trasmette.
Osservi la precaria bellezza della quale sei testimone. Sei incantata dalla vegetazione che si sforza di uscire dalle crepe del pavimento dismesso dei fabbricati e, ancora di più, dalle piante di fichi d’india sulle creste dei muri e sui tetti degli edifici, chiedendoti come abbiano fatto a crescere lassù. Aliti vitali che smuovono l’imponente immobilismo di quei luoghi.
Non vedi casermoni anonimi ma cattedrali nel deserto, gioielli dimenticati, che quasi conducono in un’altra dimensione, in cui si riesce ancora a percepire l’eco della voce di chi in quegli edifici non c’è più, nel tempo in cui in quella fabbrica si lavorava freneticamente e si produceva a pieno ritmo.
Provi a immaginare come sarebbe bello dare a questi luoghi una nuova vocazione attuando un restauro conservativo, che rispetti la natura del luogo, la sua memoria e gli elementi preesistenti. Pensi anche alle numerose miniere dismesse che si trovano proprio in quella zona.
Per molti anni l’Italia è stata uno dei principali produttori di zolfo grazie proprio ai giacimenti localizzati soprattutto in Sicilia.
Anch’essi sono luoghi spesso abbandonati ma carichi di significato, orfani di un passato industriale che ormai non esiste più.
Luoghi che raccontano le fatiche dell’uomo. Che narrano del lavoro di generazioni, di uomini, donne e, purtroppo, spesso, di bambini che in quei luoghi hanno contribuito allo sviluppo della Sicilia e dell’Italia intera. Il sogno del benessere industriale consumatosi precocemente nella nostra Isola.
Avviare un processo di rigenerazione di questi spazi non significa soltanto restituirli alla collettività ma recuperarne la memoria e valorizzarne l’identità.
Immagini l’arte e la cultura come gli strumenti per attribuire loro nuova dignità. Immagini queste aree dismesse trasformarsi in spazi di riscatto sociale, in laboratori-scuola, in parchi extraurbani, in teatri all’aperto, in spazi museali, in piazze di incontri, esposizioni e scambi culturali. In luoghi sani e belli in cui coinvolgere giovani artisti, scrittori, letterati.
Pensi agli esempi virtuosi di recupero e qualificazione che pure esistono.
Le officine Ducrot a Palermo, le Ciminiere a Catania, lo Stabilimento Florio a Favignana, per citarne solo alcuni. Realtà industriali prima operose, poi dismesse ed abbandonate, oggi ritornate a vivere con una nuova destinazione d’uso. Testimoni di un’epoca la cui memoria va conservata. Che non devono restare isolati.
Immagini le fabbriche e le miniere in disuso presenti nell’entroterra della Regione, in particolare tra le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, costituire parte integrante di un circuito, nell’ambito di un vero e proprio percorso di rigenerazione funzionale e culturale.
La valorizzazione di questi siti può, inoltre, rappresentare un’opportunità per il territorio e le comunità locali apportando benefici a livello turistico ed economico oltre che ambientale, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Pensi a tutto ciò e ti viene in mente Ciaula che, uscendo dal ventre della montagna, pianse di gioia alla scoperta della luna; pensi alla sua rinascita in un mondo nuovo e diverso da quello della miniera, dove non era mai giorno né notte, né festa né riposo: a tutti coloro che dentro quelle mura e quegli antri hanno trascorso gran parte della loro vita, per portare sollievo alle loro famiglie e rendere prospera la Sicilia.
La sfida del cambiamento e della rinascita della nostra Isola oggi coinvolge anche questi luoghi. Per dare un futuro a quelle memorie.