CATANIA – È ritenuto l’ultimo dei capi conosciuti del potente clan dei Santapaola Ercolano, tanto ben voluto dai capi storici di Cosa Nostra da esser stato stimato come “l’uomo d’onore riservato”. Un appellativo, più tecnico che reale, che avrebbe dovuto in qualche modo tutelarlo, rendendolo meno noto agli altri “picciotti”.
Ora la Dda ha chiesto il rinvio a giudizio per Francesco Russo. Cinquantenne, poco più grande e amico del suo presunto predecessore, Ciccio Napoli, Russo è ritenuto l’ultimo dei capi conosciuti. Complessivamente la Dda di Catania ha chiesto 34 rinvii a giudizio. Assieme a lui, il ruolo di capo è attribuito a Mario Ercolano.
Le richieste
Gli altri alla sbarra saranno Giuseppe Amato, Angelo Arena, Salvatore Assinnata, Letterio Barresi, Santo Bella, Vincenzo Bontà, Francesco Cacia, Angelo Antonino Castorina, Concetto Salvatore Di Raimondo.
Poi Mario Ercolano, Salvatore Ercolano classe ’50, Salvatore Ercolano classe ’78, Sebastiano Ercolano, Carmelo Fazio, Salvatore Fazio, Giacomo Floriddia, Salvatore Antonio Pietro Iudicello, Alfio Minnella, Salvatore Mirabella, Francesco Napoli, Salvatore Ettore Pandetta, Christian Paternò.
E ancora Valerio Emanuele Pelleriti, Stefano Platania, Benito Alberto Privitera, Alessandro Rugeri, Diego Filippo Russo, Francesco Russo, Salvatore Scalia, Rosario Albino Spina, Carmelo Daniele Strano, Francesco Tudisco, Paolo Venuti, Benedetto Zucchero.
La posizione di Russo
Russo è difeso dall’avvocato Vito Di Stefano. Dopo il deposito dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, Russo aveva chiesto l’interrogatorio. Poi però ha cambiato idea. Si difenderà in udienza.
Del resto, lui non aveva mai parlato. Né davanti al giudice, nel cosiddetto interrogatorio di garanzia, in cui si era avvalso della facoltà di non rispondere. Né successivamente. È accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso con l’aggravante di esser stato il capo.
Il ruolo di capo
Per l’accusa, questo ruolo di capo durerebbe dal 10 novembre 2022 “all’attualità”. Secondo la Dda, nonostante la teorica riservatezza del suo status, sarebbe anche uscito allo scoperto. Il 31 ottobre dell’anno scorso, dopo un banale litigio sul lavoro, sarebbe brutalmente passato dalle parole ai fatti.
Avrebbe aggredito, secondo l’accusa, assieme ad altre due persone un uomo sul lavoro. Uno avrebbe usato una mazza da baseball e l’altro gli avrebbe sparato gambizzandolo, a bruciapelo. Il movente? La vittima dell’aggressione gli aveva mancato di rispetto. Russo si sarebbe fatto rispettare a modo suo.
L’udienza
A illustrare il senso della “riservatezza”, in merito al potere mafioso di Russo, è un altro mafioso arrestato, che, intercettato, avrebbe detto: “È lui che ha la patata”. E poi avrebbe spiegato: “Se la vede da fuori… neanche lo nominano… io lo so perché lo… ma in pochi lo sappiamo… u paloccu riferisce a lui, hai capito?”.
“U paloccu” è il soprannome di Salvatore Mirabella, colui che per gli investigatori sarebbe stato l’unico interlocutore autorizzato, almeno in teoria, a ricevere gli ordini da Russo. L’unico interlocutore diretto. Si andrà dunque in aula, dinanzi al gup Maria Ivana Cardillo, il prossimo 7 marzo. L’inchiesta è stata condotta dalla Squadra mobile catanese, coordinata dalla Dda di Catania.