La Sicilia chiede aiuto. Roma dice di sì, ma, al tempo stesso, le parole del capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, sono sottolineature che somigliano a una bacchettata, sfumata nei toni e chiara nei contenuti.
La richiesta di Musumeci
La Sicilia brucia. Le immagini di questi giorni sono terribili. Ecco perché il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha chiesto al premier Mario Draghi, la dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione Civile. Per avere più uomini, più mezzi e fermare la linea di fuoco che minaccia cose e persone.
Curcio dice sì, ma…
“La Regione Sicilia ha fatto una dichiarazione dello stato di mobilitazione nazionale, con la richiesta della Protezione Civile di attivarsi a supporto delle attività della Regione – ha risposto il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio -, ovviamente supporto da terra, perché tutti i mezzi aerei disponibili li abbiamo inviati. Invieremo quindi squadre da altre regioni e ci sarà il raddoppio dei turni da parte dei vigili del fuoco”. Ed ecco la ‘bacchettata’: “Le responsabilità nell’ambito di ciò che si fa contro gli incendi boschivi sono chiare. Le norme prevedono che la lotta attiva sia di competenza delle Regioni. E lotta attiva non è solo spegnimento, ma anche sorveglianza, avvistamento. Allo Stato spetta il coordinamento del concorso aereo quando le Regioni non riescono con i propri mezzi a intervenire”. Un giudizio preciso, parlando in generale, ma con i riferimenti della cronaca.
Nella morsa del fuoco
Il panorama è desolante e mostra una terra nella morsa del fuoco. Colpa dei piromani e del caldo. Gli interventi di tutti quelli che possono intervenire, da Palermo a Catania, sono ininterrotti. A Palermo si lotta ancora contro le fiamme a Polizzi Generosa, Monreale, Petralia Soprana, Scillato, Misilmeri. Da Catania le richieste di soccorso fioccano nelle località già colpite dalla devastazione dei roghi. La solidarietà alle comunità e ai cittadini “colpiti dagli sciagurati incendi, che puntualmente ogni anno si ripetono” è stata espressa dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi: “Questi incendi non sono frutto di un destino avverso al quale sottomettersi con rassegnazione, ma chiamano in causa a vari livelli la responsabilità diretta e indiretta dell’uomo”.