Sciascia, i film di Pietro Germi, il valzer del Gattopardo, certo. E poi? La Sicilia è rimasta immutabile e immutata nella sua narrazione? C’è un’Isola nuova, moderna, per molti versi lontana dagli stereotipi dell’immaginario collettivo? Se lo domanda, dandosi parecchie risposte, il giornalista Gaetano Savatteri, nel suo “Non c’è più la Sicilia di una volta”. Edita da Laterza, l’ultima fatica del bravo narratore originario di Racalmuto sarà presentata domenica mattina a Palermo, ore 11, presso la libreria Modusvivendi.
Tra le tante citazioni da disco rotto dei Bufalino, De Roberto, Vittorini, Brancati e ça va sans dire, il Gattopardo, Savatteri racconta una visione diversa della Sicilia. “Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia, di Guttuso”, si lamenta l’autore con una divertita provocazione. E passa in rassegna i cambiamenti di un’Isola anche attraverso il racconto dei suoi giornali, alle testimonianze e ai numeri che diventano storie. Persone ed episodi che hanno in comune la diversità rispetto ai più consunti luoghi comuni sull’Isola delle coppole e dei gattopardi.
I libri, il vino, il sesso (da Melissa P. a Camilleri) in un’Isola gay friendly e assai più disinvolta di quanto lo stereotipo suggerisca. E ancora le città che hanno preso il posto dei paesi coi loro marescialli e farmacisti, l’attesa messianica (di chi?) per il famoso romanzo di Palermo che non arriva, le gustose pagine sull’esperanto siculo (dove non si può non partire dal lemma jolly che inizia per m.). Tanta intelligente ironia a condire un’idea di fondo che merita un dibattito o per lo meno una seduta di autoanalisi collettiva.