Il tavolo verde è sempre affollato. Seduti, in attesa che la pallina della roulette siciliana dei derivati si fermi, ci sono 49 Comuni e una Provincia (Siracusa). Tutti protagonisti di una partita che sta creando non pochi grattacapi ad amministratori e istituti di credito.
Sul piatto, secondo un’indagine della Corte dei conti che analizza gli esercizi finanziari 2007-2008 e 2009 con un aggiornamento al 2010 per le operazioni in derivati, ci sono 63 contratti di Interest Rate Swap per un totale di 750 milioni di euro. Operazioni ad alto rischio, perché si basano sull’andamento di altri prodotti come per esempio le azioni (da qui il termine “derivati”), che gli enti locali hanno chiuso nell’ultimo decennio per ristrutturare il debito, prolungarne la scadenza e abbassarne i tassi. Fin qui nulla quaestio. Il disavanzo complessivo nei bilanci, ridotti all’osso a causa della riduzione dei trasferimenti statali e al blocco della fiscalità presente nelle ultime finanziarie, ha però creato forti problemi di liquidità alle amministrazioni locali. Che hanno così ben pensato, oltre chiudere contratti di finanza innovativa, di farsi anticipare soldi dalle banche (upfront). Denaro che, ovviamente, deve essere restituito con tanto di interessi. Risultato, gli enti locali accumulano debito su debito. Ed ecco il primo inghippo. “Nel farsi restituire la liquidità anticipata – spiega Raffaele Mazzeo, financial advisor scelto dall’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, come consulente (“a titolo gratuito”, specifica lui) sui contratti di derivati – le banche hanno inserito tassi molto alti creando un problema tale di finanza pubblica da spingere, nel 2008, il ministero dell’Economia a bloccare il ricorso a operazioni di swap”.
L’analisi della Corte dei conti
Una situazione grave finita nel mirino della Corte dei conti che sottolinea proprio come tra le principali criticità rilevate vi sia la destinazione degli upfront alla spesa corrente e la stipula, prima del divieto introdotto dal ministero dell’Economia, di clausole particolarmente complesse e rischiose per l’ente. Gli enti locali, in buona sostanza, hanno firmato contratti scommettendo sull’andamento futuro di azioni, obbligazioni, titoli e quant’altro, ma senza nella maggior parte dei casi avere reale consapevolezza dell’investimento. Ciò che contava era infatti ottenere liquidità immediata. Al futuro avrebbe pensato qualcun altro (d’altronde si tratta sempre di investimenti a medio-lungo periodo). “La maggior parte dei contratti, ante 2004 – scrivono i magistrati contabili – corrisponde alla tipologia dell’Irs (Interest rate swap) con barriera a favore dell’istituto di credito, spesso scalettata su periodicità di brevissimo periodo e vantaggio finanziario sufficientemente sicuro solo per i primi anni di validità contrattuale”. Ma oggi è già futuro e i nodi sono venuti al pettine. E l’impatto che i derivati possono avere su bilancio e Patto di stabilità non è da sottovalutare.
La cabina di monitoraggio
Ragion per cui, lo scorso dicembre, Armao ha deciso di istituire una cabina di monitoraggio dei derivati negli enti locali, composta da esperti della materia e da rappresentanti di Anci e Ardel, oltre che da dirigenti e funzionari dell’assessorato. “La Cabina – spiega Mazzeo – ha proprio il compito di monitorare gli effetti prodotti sui bilanci dei Comuni siciliani dai cosiddetti derivati e mira a supportare gli enti locali nell’analisi dei contratti e in eventuali criticità e affiancarli nella ricerca delle migliori soluzioni tecniche e giuridiche. La Cabina è stata costituita anche per favorire, con il sostegno delle strutture regionali, la rinegoziazione dei contratti a condizioni maggiormente favorevoli per le amministrazioni”.
Il rischio è, infatti, che la bomba derivati esploda mandando in tilt i bilanci dei Comuni e della stessa Regione, il cui debito che alla fine dello scorso anno era pari a 5 miliardi di euro è ad oggi assistito per il 23% proprio da operazioni di finanza derivata. In particolare, Palazzo d’Orléans ha in corso, si legge sempre nel documento della Corte dei conti, quattro operazioni in derivati, di cui tre a fronte di mutui contratti con la Cassa deposito e prestiti e una relativa all’emissione obbligazionaria Pirandello, quest’ultima assistita da un sinking fund (cioè un fondo di ammortamento rinegoziato con la Royal Bank of Scotland) a garanzia dei pagamenti alla scadenza. I magistrati specificano anche che “fino al 2007 lo scambio dei flussi finanziari ha assicurato alla Regione un differenziale positivo”. Dal 2008 in poi, però, su alcune operazioni si sono registrati differenziali negativi pari a 47,7 milioni. Ragion per cui, secondo la Corte, sarebbe opportuno adottare “specifici strumenti di protezione, sin qui non predisposti, a tutela delle finanze regionali”. Nonostante questo, si legge nel documento, “il beneficio complessivo sinora ottenuto dalla Regione è superiore allo svantaggio registrato negli ultimi esercizi”. Attualmente (dati 2010) il costo sopportato dalla Regione per il rimborso dei prestiti a medio e lungo termine (il 70% del debito regionale è costituito da operazioni con vita residua molto lunga, almeno 28 anni) è di oltre un miliardo di euro (835 milioni per il rimborso della quota capitale e 226 milioni di interessi), ma a differenza dei precedenti piani di ammortamento, le nuove operazioni prevedono rate inizialmente più contenute e progressivamente crescenti. Da qui la necessità di proteggere i futuri bilanci.
Glossario
Strumenti derivati
Il termine “derivati” indica la caratteristica fondamentale di questi prodotti: il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L’attività, ovvero l’evento, che può essere di qualsiasi natura o genere, costituisce il “sottostante” del prodotto derivato. La relazione – determinabile attraverso funzioni matematiche – che lega il valore del derivato al sottostante costituisce il risultato finanziario del derivato, anche detto “pay-off”. Esistono derivati strutturati per ogni esigenza e basati su qualsiasi variabile, perfino la quantità di neve caduta in una determinata zona. Gli utilizzi principali sono: arbitraggio, speculazione e copertura (detta hedging). Le variabili alla base dei titoli derivati sono dette attività sottostanti e possono avere diversa natura. Possono essere un’azione, un’obbligazione, un indice, una commodity come il petrolio o anche un altro derivato.
Sinking fund
Fondo costituito con l’obiettivo di ripagare determinate poste di debito alla loro naturale scadenza. In altre parole, una sorta di “salvadenaio” nel quale il debitore, con il progressivo versamento di disponibilità finanziarie, potrà mettere da parte una giacenza sufficiente per ripagare il debito che normalmente viene restituito in un’unica soluzione (operazioni bullet).
Mark to market
È l’espressione utilizzata per qualificare il metodo di valutazione in base al quale il valore di uno strumento o contratto finanziario è sistematicamente aggiustato in funzione dei prezzi correnti di mercato. Vuol dire anche “valutare secondo il mercato”.
Interest Rate Swap (IRS)
È un contratto attraverso cui le parti – in date stabilite e per un tempo prefissato – si scambiano flussi di cassa calcolati applicando ad uno stesso capitale nozionale due diversi tassi d’interesse: il tasso fisso, stabilito alla data di stipula del contratto, e il tasso variabile, quest’ultimo ridefinito ad ogni data di osservazione delle cedole.
Upfront
L’Upfront è la somma che la Banca riconosce alla controparte al momento della stipula di un contratto swap.
Swap
Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. Nell’accordo di swap vengono stabilite le date in cui i pagamenti verranno effettuati e il modo in cui saranno calcolati.