Cronaca

L’affare “dei rotoloni” a Catania: ‘l’interesse” del clan Cappello

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16 Febbraio 2021, 18:25

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CATANIA – Ma c’è davvero tutta questa domanda di rotoloni a Catania? Eppure da un paio d’anni, in varie zone della città, si notano postazioni di ‘ambulanti’ che vendono i maxi “asciugatutto” a 2 euro e 50 al pezzo. Un ‘fenomeno’ di mercato quanto mai ‘bizzarro’ ma che potrebbe avere più matrici. E purtroppo non sempre legali e lecite. Agli investigatori più attenti non è passata inosservata questa crescita esponenziale della “rotoloni mania”. Anche i luoghi deputati alla vendita non sembrano casuali: alcuni incroci della circonvallazione, san Giovanni Galermo, vicino al Faro Biscari, per un periodo anche nella parte finale di via Nizzeti vicino al campetto di hokey su prato. Le modalità di allestimento del ‘negozio a cielo aperto’ sono di due modi (i più gettonati, almeno): venditore con camioncino caricato a tappo con i rotoloni di carta o ambulante con tradizionale seggiola e prodotto accatastato direttamente sul manto stradale. In tutti i casi non può mancare il classico cartone con il ‘prezzo di vendita’. 

Dell’allestimento di un furgone di “rotoloni” se ne parla in parte di conversazione finita tra gli atti dell’ordinanza Maincraft eseguita dalla Squadra Mobile di Catania. Un’inchiesta che ha permesso di disarticolare il clan Cappello. È una frase pronunciata da Emilio Gangemi, ritenuto dagli inquirenti della Dda etnea, il braccio destro di Massimiliano Cappello, fratello del padrino Turi al 41bis da decenni, a fare alzare le antenne. Gangemi rispondendo a una domanda di un suo interlocutore, indicato come “Meli”, riferisce che “sono ragazzi che si muovono” ma “non sono dell’ambiente”. E poi precisa che Massimiliano Cappello “ha allestito il furgone a Massimo Bonaccorsi di San Giovanni Galermo. Gli ha comprato rotoloni, alluminio”. Cangemi inoltre specifica che in quel periodo lui non poteva occuparsene perché “è chiuso dentro”. La discussione poi si indirizza sulla sparatoria avvenuta l’8 agosto scorso a Librino. E alla quale – secondo alcune testimonianze – avrebbe preso parte anche il fratello del capomafia Cappello. 

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Ma torniamo ai ‘rotoloni’. Il clan dunque potrebbe avere – in modo diretto o indiretto – un interesse in questo nuovo ‘fenomeno di mercato’. Ma perché un’organizzazione criminale dovrebbe avere interesse ad allestire punti vendita di rotoloni che potrebbero essere frutto di furti? A prima vista nulla di concreto. Se non semplicemente vendere merce rubata e guadagnare qualche soldo. Ma ci potrebbe essere un’altra spiegazione. Più strategica e organizzativa. Ricordiamo che un clan assume forza e potere attraverso i presidi e la presenza. ‘Presidiare’ è una delle regole fondanti della mafia militare. Guardando le zone e le strade scelte per vendere i rotoloni è facile vedere che si trovano nelle principali arterie e vie d’accesso della città. Oppure in quartieri a forte densità criminale. Potrebbero essere una sorta di ‘avamposto’ per monitorare zone precise oppure controllare movimenti da ‘comunicare’ a chi di dovere, come quelle delle forze dell’ordine. Ma sono semplicemente ipotesi. Sicuramente però i dovuti approfondimenti vanno fatti, perché l’interesse di un boss del calibro di Massimiliano Cappello nella “vendita” dei rotoloni, potrebbe portare importanti esiti investigativi. 

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16 Febbraio 2021, 18:25

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