Bastano una coperta e un balcone per nascondere un corpo rannicchiato, per trasformare il vicino di casa nell’alieno della porta accanto. Alieno, cioè abitante di una galassia lontana: non l’estraneo che puoi incontrare, muovendo un passo in avanti. Alieno e irraggiungibile, nelle pieghe della solitudine.
Anche di assenza sono morti Eleonora Verderosa e Stefano Sorge, rintracciati privi di vita in appartamento, a Palermo. Ci saranno indagini che stabiliranno cause ed effetti. Intanto, il respiro che si spegne chiuso in se stesso – di soffocamento – pare già la filigrana della storia. Lui era disteso sul letto, da giorni. Lei, accovacciata sul balcone in muratura, sotto una coperta. La mancanza di una ringhiera che filtrasse la vista l’ha resa invisibile. I soccorritori sono arrivati per dare sepoltura ai cadaveri decomposti. Nessuno aveva bussato, prima, a quella porta. Non con convinzione, almeno.
Non si può formulare nemmeno l’accusa di omissione esplicita. E’ tutto implicito nel deserto. Gli avamposti abbandonati sono la crepa di tempi in apparenza trasparenti, dotati di connessioni, di autostrade per comunicare. Ma la disperazione è più opaca, nel frastuono che la circonda. L’abbondanza superflua di parole sigilla le labbra alle cose vere. La luce dei riflettori accresce l’invisibilità per overdose di ombre.
Ombre vuote banchettano nei luoghi virtuali dello scambio di identità, mentre diventiamo alieni a chi ci sta accanto. Non ci sono vasi di gerani né ringhiere sui nostri infelicissimi balconi.