L'antimafia che fa la roba

L’antimafia che fa la roba

Una discussione sui risarcimenti, sulle parti civili, sui processi, focalizza - forse senza volerlo - il vero tema da approfondire. L'antimafia che fa la roba, cioè: i soldi.

La lite delle parti civili
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L’antimafia che fa la roba, che mette a profitto il suo essere ovviamente antimafiosa, non è più suggestione, ma certificazione in carne e ossa.
Intendiamoci, non c’è niente di illegittimo, di illegale, di assurdo: quanto alla moralità, ognuno la misuri col proprio metro. Qui si racconta semplicemente un fenomeno. Che è stato descritto da fonte insospettabile e autorevole, il presidente di Addiopizzo, Daniele Marannano: uno che da anni è presente sul territorio e perciò conosce cose e persone.

“E’ un tema ormai ricorrente e imbarazzante quello della carovane di parti civili – così parlò Marannano, secondo le cronache, a proposito del processo ‘Apocalisse’ contro le cosche di San Lorenzo – che affollano i processi di mafia ed estorsione, associazioni antimafia e anti-tutto che ci piacerebbe incontrare quotidianamente sul territorio accanto ai commercianti e agli imprenditori che scelgono la strada della denuncia e non solo in un’aula di giustizia per chiedere di diventare parte di un processo senza averne a volte alcuna legittimazione”.

Si tratta soprattutto di soldi. Di meccanismi che possono spalancare lo scrigno di cospicui risarcimenti. E fa benissimo Marannano a precisare che esistono dei criteri, delle regole. A margine, si staglia il vero profilo, la sostanza che non è consigliabile mostrare troppo in pubblico, per non esporla ai pruriti moralistici di cui certi antimafiosi sono maestri, ma solo quando è in gioco la vita degli altri.

Ecco l’antimafia che fa la roba – legittimamente – che ha stampato i volti di Falcone e Borsellino sulle banconote, per scopi senz’altro orientati al bene comune. Perché la questione è tutta qui: se questa roba che si fa sia coerente con lo spirito più genuino dell’antimafia.

Se sia corretto che il ‘prosciutto al gusto di antiracket’ acquisisca un maggiore valore commerciale del prosciutto che non ha nulla da dichiarare. Se sia naturale che intorno ai saldissimi principi sia venuto su un circo di soggetti più o meno qualificati con un vero e proprio marketing del martirio al seguito. Se sia logico che un processo diventi una sacra mangiatoia; e non parliamo del risarcimento alle vittime, ma di una filiera di attori protagonisti, di aiutanti, di comparse, di passanti dell’ultima ora che si presentano, ognuno per ricevere il suo pezzo d’oro.

E’ giusto che l’antimafia faccia la roba, o la passione civile dovrebbe essere gratis come il sangue versato? Pensiamo ai volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sopra una banconota, poi cerchiamo una risposta.

 


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