PALERMO – Lo scandalo Sanità non è chiuso. E spazzare la polvere sotto il tappeto non sarà semplice. È positivo che ieri la commissione Antimafia dell’Ars abbia voluto approfondire i punti oscuri legati all’indagine che coinvolge Matteo Tutino, ascoltando il presidente della Regione. La seduta è stata secretata e gli atti inviati per conoscenza all’autorità giudiziaria e all’Antimafia nazionale. Ma a quanto Livesicilia ha appreso, le due ore e mezza di audizione sono state monopolizzate proprio dal tema della sanità. Non solo in merito all’ormai famosa intercettazione del mistero, quella pubblicata da L’Espresso e smentita dalla procura di Palermo. Ma anche, e questo è l’elemento che di certo merita la massima attenzione, riguardo allo spaccato inquietante che si evince dalle altre intercettazioni, quelle pubblicate nei giorni scorsi da Livesicilia e non contestate. Un materiale da cui emergerebbe un quadro di commistioni tra sanità e politica, con un cerchio magico invadente e all’apparenza potentissimo. Crocetta ieri, a quanto è trapelato dalla seduta a porte chiuse dell’Antimafia, ha negato di aver ricevuto pressioni o di essere stato a conoscenza di pressioni subite dall’assessore dimissionario Lucia Borsellino.
Il punto è di massima importanza. Gli elementi finiti nell’inchiesta raccontano di un primario che si sarebbe comportato da manager, forte del legame amicale con il presidente della Regione. E nelle carte ci sono le telefonate tra Tutino e Sampieri in cui proprio di nomine di manager si discute, per compilare una lista che poi avrebbe trovato delle conferme nelle nomine decise dal governo. E ancora, a meritare un approfondimento ci sono le “distrazioni” sul procedimento disciplinare a carico di Tutino, che secondo i pm di Palermo sarebbe stato insabbiato fino a fare scadere i termini. Vicende dai contorni opachi come quella del trasferimento dell’ex direttore amministrativo di Villa Sofia (da “sbagnare” da un’altra parte), che aveva sollevato forti perplessità sui titoli che consentirono al medico di diventare primario della chirurgia plastica. E ancora la frase “ma viru iu cu Lucia”, detta dal governatore a Sampieri, nei giorni in cui la sua esperienza di commissario straordinario di Villa Sofia arrivava al capolinea perché raggiunto da un avviso di garanzia.
Tanta carne al fuoco, in un contesto di ingerenze che appaiono al’ordine del giorno. Quello stesso contesto in cui sarebbero giunte alla Borsellino le pressioni di un paio di deputati del Megafono per “piazzare” Sampieri all’Asp di Trapani dopo avere perso l’incarico a Palermo.
Nessuna pressione, ha detto ai commissari ieri Crocetta. Sminuendo dunque al rango di millanterie le chiacchierate fra gli esponenti del suo cerchio magico. Basterà questo a chiudere un capitolo di tale gigantesca portata? Tanto gigantesca da essere definito dal successore di Lucia Borsellino, Baldo Gucciardi uno “spartiacque” nella storia della sanità siciliana. Uno scandalo così non può essere archiviato agevolmente nel dimenticatoio, magari sfruttando l’effetto boomerang di una notizia smentita. È l’ora per la Sicilia, e questo giornale lo scrive dal primo giorno, di far raffreddare il dibattito su quell’intercettazione e affrontare con tutta la serietà dovuta il tema di “quelle altre” intercettazioni. Senza tentare di spazzare la polvere sotto il tappeto.