10 Febbraio 2022, 20:11
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PALERMO – Alla fine Gianfranco Miccichè congeda l’aula visibilmente stanco: “Si chiude questa seduta, si chiude malamente…”, esclama il presidente dell’Assemblea regionale siciliana dopo avere ufficializzato l’esito del voto su Tuccio D’Urso, l’ex dirigente regionale che il governatore Nello Musumeci ha messo a capo della struttura tecnica per l’emergenza Covid e che è finito preda di una mozione presentata dal capogruppo di Forza Italia, Tommaso Calderone. A nulla sono valse le scuse inviate dall’ex dirigente al Parlamento e lette in aula da Miccichè.
Quel “malamente” non si riferisce all’esito del voto ma al clima pesantissimo che si è respirato a Sala d’Ercole per oltre due ore di seduta, al termine della quale il centrodestra è a pezzi. La mozione alla fine viene approvata e impegna il governo a revocare l’incarico a D’Urso, acerrimo nemico dell’Ars finito nell’occhio del ciclone per alcune esternazioni via social che i deputati non hanno digerito. “Il presidente Musumeci non ha l’obbligo giuridico di ‘licenziarlo’ ma l’obbligo morale sì, perché per sei volte questa persona ha reiterato i suoi comportamenti offensivi al Parlamento ed è indegno di rappresentare il governatore”, è la frase con cui Miccichè, sul finale di seduta, risponde all’assessore alla Salute Ruggero Razza, presente in aula. Poco prima Razza aveva tentato di salvare l’ex dirigente: “Nessuno approva le sue frasi, ma metterle in collegamento con il lavoro fatto dalla struttura sarebbe un errore”. Nel suo intervento l’assessore alla Salute aveva ricordato ai deputati la necessità di salvaguardare comunque “la continuità amministrativa” della struttura guidata da D’Urso “che ha portato la sanità siciliana in linea con i tempi della pandemia”.
Un appello caduto nel vuoto in una Sala d’Ercole in cui soltanto Diventerà bellissima e Attiva Sicilia hanno tentato di salvare D’Urso. Critiche, invece, da Forza Italia e Udc, oltre che dalle opposizioni. Troppa ruggine nei rapporti tra l’ex dirigente e il Parlamento. La pattuglia di deputati fedeli a Musumeci ha proposto la trasformazione della mozione Calderone in una censura, che non avrebbe impegnato formalmente il governo. Il primo firmatario si è rimesso al volere dell’aula, ma Miccichè è andato avanti: “O si vota o non si vota”. Alla fine il verdetto, per alzata e seduta.
Brindano le opposizioni, con Pd e Movimento cinque stelle che avevano sottoscritto in extremis il documento di Calderone. “Scuse tardive insufficienti, non si doveva arrivare a questo dibattito – è il pensiero dei pentastellati di Sala d’Ercole -. D’Urso andava rimosso prima. Il sì alla mozione è comunque l’ennesima sconfitta di un governo che ormai brancola nel buio”. Nel Pd i più accesi sono Antonello Cracolici e Nello Dipasquale. “Abbiamo assistito ad un crescendo che non è stato fermato in tempo – le parole del primo -, il presidente della Regione avrebbe dovuto rimuovere alla radice questa situazione, evitando che il Parlamento fosse chiamato a discutere di un ex funzionario che ha sistematicamente ignorato ed offeso le prerogative dell’istituzione parlamentare”. Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato ragusano: “Musumeci avrebbe dovuto evitare questo imbarazzo”.
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10 Febbraio 2022, 20:11