“Lascio il Partito democratico. Che ringrazio. Ma Italia Viva è un’altra cosa. E insieme a me, presto arriveranno moltissimi amministratori locali, nuovi militanti”. La notizia era nell’aria, ma lo strappo non è di quelli indolori. Luca Sammartino se ne va e segue Matteo Renzi nella sua nuova scommessa. Nelle prossime ore nascerà anche il gruppo all’Ars, composto da quattro deputati.
Si parte insomma. In tutti i sensi
“Sì, dopo la bellezza di quattro anni nel Pd”.
Perché se ne va?
“Per una questione di coerenza”
Vale a dire?
“Lo faccio perché io avevo sposato quell’idea del Pd, quella della pluralità, voluta da Renzi in qualità di segretario nazionale. Adesso dal Pd è sparito lo spazio per una dialettica interna. Ma a una cosa tengo molto”.
A cosa?
“A ringraziare il Partito democratico per l’esperienza che ho potuto fare al suo interno e per le opportunità che mi sono state date. Credo, del resto, di avere fatto la mia parte”.
Perché non era possibile continuare all’interno del Pd la sua esperienza politica e quella di chi ha deciso di fare la stessa strada? Insomma, perché questa scelta?
“Nel partito non c’era più il pluralismo che mi aveva convinto ad aderire. In Italia Viva invece riscopro i motivi che mi avevano spinto a entrare in politica, fin da giovanissimo: quello di contribuire al cambiamento, al riscatto di questa terra. Dal Pd poi mi sarei aspettato che valorizzasse i giovani non solo dentro le istituzioni, ma soprattutto fuori. Non è successo”.
Ma qualcuno già storce il naso: questo è il partito del leader, questa è una macedonia politica…
“E invece non è così. Questo non è un partito degli ‘ex’. Questa è la grande casa di tutti quelli che vogliono contribuire a creare un’Italia della speranza e della crescita, un’Italia in cui si decide di restare, una Sicilia in cui si sceglie di investire i propri anni migliori. E noi dalla Sicilia contribuiremo alle politiche nazionali del partito”.
Eppure, il rischio che si corre è sempre quello: di rivolgersi alla fine alla solita vecchia classe dirigente, al solito ceto politico.
“Invece Italia Viva sarà uno spazio politico in grado di raccogliere le energie migliori della Sicilia. E noi ci rivolgiamo a tutti, grillini compresi. Ci rivolgiamo alla gente, innanzitutto, professionisti ed eccellenze della società civile che vogliano dare un contributo alla nostra terra. E stiamo già registrando il grande calore di chi riscopre il piacere di occuparsi di politica, di tornare a farlo. Il nostro sarà un partito che premierà le proposte che giungono dal territorio”.
Quale sarà il tema centrale della politica di Italia Viva in Sicilia?
“Proveremo a contribuire a un confronto sui problemi reali di questa terra. Senza pensare di avere una bacchetta magica, ma anche senza presentarsi a Roma col cappello in mano. Qui il tema è serio: è quella di una crisi generazionale, una crisi culturale e occupazionale devastante. È questo il tema da affrontare, è al Meridione, ai suoi problemi e alle possibili soluzioni, che guardano i siciliani di Italia Viva”.
Quali saranno i prossimi passi? Cosa cambierà ad esempio all’Assemblea regionale siciliana?
“Ovviamente adesso nascerà un nostro gruppo parlamentare. In partenza sarà composto da quattro deputati. Oltre a me, sarà composto dagli onorevoli Cafeo, D’Agostino e Tamajo”.
Questo in partenza. Pensa che nei prossimi mesi possano aderire altri deputati?
“Io posso dirle solo che c’è una grande curiosità attorno al nostro progetto, la curiosità e l’attenzione di molti che vedono in Italia Viva l’opportunità di contribuire a un cambiamento reale”.
Ma sarete sempre all’opposizione…
“Certamente. Il nostro sarà un gruppo parlamentare alternativo alle ultradestre sovraniste”.
Renzi però alla Leopolda ha aperto ai liberali di Forza Italia. Proverete un dialogo anche con Gianfranco Miccichè?
“Noi certamente ci rivolgiamo anche a quel mondo. Al mondo dei liberali, dei riformisti dei cattolici. Del resto, Forza Italia ha consegnato un enorme patrimonio umano all’ultradestra di Salvini”.
Musumeci ha detto però: “Non possiamo consegnare i moderati a Renzi”. Che ne pensa?
“Credo che Msumeci farebbe meglio a pensare a governare la Sicilia, piuttosto che a cercare una casa politica per sé e per i suoi amici. E gli darei anche un altro consiglio: non laceri i rapporti col governo nazionale, ricordi di essere un presidente della Regione e di agire nell’interesse della Sicilia”.
A proposito di governo nazionale: i partiti che lo sostengono oggi sono tutti all’opposizione all’Ars. Quali saranno i vostri rapporti con Pd e Movimento cinque stelle adesso?
“Noi apriamo alla collaborazione col Partito democratico. Lì ci sono tanti amici e risorse preziose per la politica siciliana. Col nostro progetto noi vogliamo allargare il campo, non separarci e basta. E l’invito alla collaborazione è rivolto anche a tutti quelli che dall’aula vogliono instaurare un dialogo sui provvedimenti. Anche il M5s ha validissimi parlamentari a Sala d’Ercole e auspico una collaborazione ancora più forte”.
Ma è possibile pensare che questa collaborazione si possa tradurre in uno schema politico da riproporre in occasione delle elezioni locali, amministrative?
“Io penso che i modelli precostituiti non funzionino mai. Nei territori bisognerà verificare di volta in volta le proposte e le possibilità di trovare delle intese. Intanto, molti amministratori locali passeranno in Italia Viva. E del resto, il nostro partito si rivolge anche a loro, a quegli amministratori che hanno dimostrato di avere idee, di possedere competenze”.
Si parte quindi. A quando il battesimo in Sicilia?
“Il 16 novembre. Matteo Renzi ha deciso di lanciare il partito, a livello nazionale, partendo proprio da Catania”.