PALERMO – La descrizione dell’assalto brutale alla Cioccolateria Lorenzo, nella cronaca della nostra Monica Panzica, è la goccia che fa traboccare il mare di violenza a cui, purtroppo, siamo abituati. Ed è questa abitudine una delle pesti da risanare, nelle vicinanze del Festino. La Santuzza ci regali la grazia di essere meno indifferenti.
Le istituzioni di questa città e la stessa Palermo nella sua interezza non hanno verosimilmente messo a fuoco il momento drammatico che stiamo vivendo. Si sono susseguiti i colpi ai danni dei turisti, le intimidazioni ai residenti, le ‘spaccate’ (foto d’archivio), le risse, le scazzottate. Ma il riflesso condizionato si è risolto, soprattutto, nel distacco. Come se non parlare troppo del problema volesse dire eliminarlo.
L’episodio della Cioccolateria ha fatto in modo che si superasse il livello di tollerabilità collettivo. Non più voci isolate, non più singolarità in protesta. Basta scorrere i social per cogliere l’indignazione di tantissimi, correlata di proposte. Una voglia sana di riprendersi Palermo, martoriata da un clima selvaggio.
Perché questa ferocia che si respira non è altro che una occupazione operata da una certa Palermo. Quella che non ama le regole. Dunque, l’unica risposta è riprendersi la città. Per realizzare l’impresa servono una attenzione istituzionale differente e una presa di coscienza maggiore.
Doriana Ribaudo, imprenditrice coraggiosa, ha scritto su Facebook: “È di oggi (ieri, ndr) la notizia dell’aggressione alla Cioccolateria Lorenzo, qualche giorno fa è accaduto alla Casa del Brodo la cui unica colpa, di Gaetano, è stata quella di voler difendere una donna. Dopo i fuochi d’artificio di sabato sera, in cui davvero mi ero rincuorata, domenica è tornato come prima. Nessun presidio”.
“Nel frattempo si registra un calo importante, troppo importante e che non permette facili assestamenti aziendali per ridurre i costi. Se turisti ci sono, saranno chiusi nelle strutture ricettive. I flussi sono diminuiti abbondantemente, in centro come nelle borgate marinare”.
“Lo avevamo detto. E ci dispiace avere ragione. Purtroppo però abbiamo registrato il nulla. Proprio così, il nulla. Qualcuno ha pensato che Palermo potesse vivere di rendita. Non è mai stato così. Ed è qui che si vedono le capacità e competenze. Se va via anche il turismo in una città come Palermo cosa rimane?”.
Anche questo giornale ha raccontato, dall’inizio, una deriva sotto gli occhi di tutti che, però, non è stata ancora sanata nella sua fisionomia irriducibile. Pure a noi dispiace l’essere stati facili profeti di un’evidenza. Ma non tutto è perduto, anzi tutto resta da guadagnare, se Palermo decide davvero di scendere in campo contro la sua insopportabile violenza.
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