CATANIA – Non potranno essere utilizzati alcuni atti provenienti da un processo che si è celebrato a Firenze negli anni 90. E quindi prima dell’entrata in vigore della legge sul ‘giusto processo’ che è del 2001. La Corte d’Assise di Catania ha accolto l’eccezione presentata dall’avvocato Vittorio Basile, che difende insieme all’avvocato Salvatore Vitale Gaetano Nicotra accusato di essere il mandante dell’omicidio – avvenuto nel 1991 – del segretario Dc Paolo Arena. Alla sbarra, nella veste di sicario, Nino Rivilli, assistito dall’avvocato Francesco Antille.
Il processo, dopo che la Corte ha sciolto la riserva sull’istanza della difesa, ha rinviato il processo al prossimo 8 aprile quando saranno esaminati due collaboratori su richieste del pm Marco Bisogni, che ha coordinato l’inchiesta dei carabinieri che ha permesso di far luce sul delitto rimasto irrisolto per decenni.
La svolta è arrivata grazie alle dichiarazioni del pentito Luciano Cavallaro, ex esponente del clan Nicotra, che si è autoaccusato di aver partecipato all’agguato avvenuto a pochi metri dal municipio di Misterbianco. Il politico sarebbe stato ammazzato perché avrebbe concesso favori – relativamente agli appalti – ai rivali storici dei Nicotra (chiamati Tuppi, ndr). E cioè il clan del Malpassotu, il boss ormai defunto Giuseppe Pulvirenti.