PALERMO- Samuele Caruso ha ucciso per rabbia. I suoi sentimenti non erano controllabili mentre assassinava Carmela Petrucci e feriva a più riprese la sorella Lucia, oggetto primario della sua escalation di violenza, a causa di una relazione troncata. Non era in sé quel diciannove ottobre del 2012, la data che ha cambiato il destino di una famiglia. Così è per i periti che hanno valutato l’omicida di via Uditore. Nelle aule di tribunale le parole hanno un peso soprattutto numerico. Caruso potrebbe evitare l’ergastolo. Potrà uscire dal carcere, rifarsi una vita, provare a ricominciare. Un duro colpo per la famiglia Petrucci che, nelle poche prese di posizione in deroga a un dignitoso silenzio, ha sempre chiesto il massimo del rigore nell’esecuzione di una giustizia che non ridarà comunque Carmela ai suoi.
In quel diciannove ottobre un ragazzo con gli occhiali che su facebook accarezza un gattino, in una foto del suo profilo, un ragazzo comune che si faceva chiamare ‘tigrotto’, assalì Lucia e Carmela Petrucci che avevano appena chiuso il portone, di ritorno da scuola. Le sue coltellate furono implacabili. Carmela morì a diciassette anni, nel tentativo di difendere la sorella. Lucia rimase gravemente ferita e si salvò per miracolo. Oggi è una ragazza che prova a risalire dall’incubo, aiutata da papà, mamma, fratello e psicologi. Dall’Ucciardone, l’assassino scrisse una lettera: “Chiedo scusa per il dolore che ho causato e perdono per il male che ho provocato”. Nessuna risposta dalla parte offesa, assistita dall’avvocato Marina Cassarà.
Gli esperti nominati dal giudice Daniela Cardamone hanno scritto che l’imputato, 23 anni, era capace di intendere, ma non di volere, in quanto la sua volontà era dominata da pensieri paranoici, soggiogata dalla parte impulsiva ed esplosiva della sua personalità. Caruso non agì con premeditazione, secondo la perizia dello psichiatra Alfonso Accursio e della psicologa Giovanna Manna. E siccome le parole in un aula di tribunale significano numeri – considerando pure il rito abbreviato – si potrebbe arrivare a una pena sotto i vent’anni. In tempo per rifarsi una vita.