CATANIA – Latitanza finita per Orazio Magrì, sorvegliato speciale e nome di spicco di Cosa Nostra catanese. Aveva trovato rifugio in Romania, l’esponente del clan Santapaola Ercolano, ma grazie a un indagine condotta dalla squadra mobile di Catania sotto il coordinamento della Direzione Investigativa Antimafia di Catania è stato localizzato e arrestato ieri alle 14.00 dalla polizia rumena nella città di Curtea De Arges, a quasi 200 chilometri da Bucarest.
Orazio Magrì, 42 anni, era ricercato dal 31 luglio del 2012 quando il Gip di Catania aveva emesso un ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso. Inoltre il latitante è anche accusato in concorso dell’omicidio di Sebastiano Paratore, ammazzato nel 2005 con due colpi di pistola calibro 7.65. Il suo cadavere carbonizzato fu trovato dagli investigatori in contrada Torre di Casalotto nelle campagne di Acicatena la sera dell’11 marzo 2005. Tutte e due le misure cautelari erano a carico dei carabinieri di Catania, che in questa operazione hanno fornito tutte le informazioni utili alla squadra mobile per poter in collaborazione con l’Interpol e la polizia rumena far scattare le manette ai polsi di Orazio Magrì, ponendo fine così alla sua latitanza.
Una personalità di spicco del clan Santapaola Ercolano quella di Orazio Magrì che trova conferma dalle indagini e anche dalle dichiarazioni dei collaborazioni di giustizia Santo La Causa e Paolo Mirabile. Magrì, strettamente legato al gruppo della Civita, sentendosi braccato dalla polizia ha fatto le valige e ha lasciato l’Italia cercando nascondiglio nell’Europa dell’Est. Ipotesi appurata anche da una fitta rete di intercettazioni mirata a controllare le attività criminali proprio nello storico rione del centro catanese. La Direzione Distrettuale Antimafia etnea ha fatto scattare le indagini che hanno portato a un importante riscontro: la Mercedes dove era stato visto per l’ultima volta Magrì non era più presente nel registro Pubblico Registro Automobilistico (Pra) italiano.
Spiccato il mandato di arresto europea la Dda e la squadra mobile ha avviato un fitto scambio di informazioni con il Servizio Centrale Operativo della polizia e l’Interpol e si appurava che la Mercedes non solo era stata reimmatricolata ma circolava liberamente nel comune di Curtea de Arges. Il 28 febbraio si sono messi a punto tutti gli elementi e ieri alle 14 la polizia rumena ha fermato in strada il latitante che con tranquillità ha mostrato un documento falso presentandosi come Alessio Franco. Le impronte digitali e le foto segnaletiche però confermavano la reale identità di Magrì, che ora si trova dietro le sbarre di un carcere rumeno in attesa di tutte le procedure per il rientro in Italia.
“La Romania –ha detto Antonio Salvago dirigente della squadra mobile di Catania – è un dei Paesi Europei dove trovano rifugio molti esponenti della criminalità organizzata anche Campana, quindi possiamo supporre che sia una nazione non solo per nascondersi ma anche per investire e aprire canali per affari criminosi.” Non solo un luogo per far perdere le tracce, dunque, ma forse (la conferma la daranno solo gli accertamenti in corso) la Romania rappresenta un terreno dove si tenta di reinvestire il denaro frutto delle attività di cosa nostra catanese. Magrì muoveva le file dell’organizzazione criminale anche dalla Romania? “Molti dei capimafia sono in carcere – risponde – e non possiamo escludere visto la sua posizione di vertice nel clan Santapaola che riuscisse a dare ordini anche da lontano”. La polizia rumena ha perquisito anche l’abitazione rumena di Orazio Magrì e questo fornirà nuovi elementi utili a scattare una fotografia di come si è riorganizzata la famiglia Santapaola Ercolano a Catania e dei suoi rapporti con le terre dell’est Europa.
“Per la cattura di Magrì – ha concluso il procuratore Giovanni Salvi – sono arrivati i complimenti dal Ministro della Giustizia Paola Severino”.