CATANIA – “Nel suo programma per il prossimo anno Renzi ha previsto il cambiamento dell’umore degli italiani. Che ci riesca o no, il programma è interessante. Non si può, infatti, liquidare la cosa come una battuta. Tra i comportamenti destinati ad avere effetti sull’economia e sulla società, molti dipendono dal nostro umore. Poiché il modo in cui ci rappresentiamo il futuro dipende dal nostro stato d’animo, e poiché da quella rappresentazione dipendono molte delle nostre decisioni, nessuna sorpresa che i cambi di umore cambino anche le nostre decisioni. Nel campo dei consumi, degli investimenti, del risparmio. Gli effetti dei cambi di umore sono dunque noti; nessuno negherebbe gli effetti positivi di una ventata di ottimismo tra le famiglie e le imprese. Ciò che è molto meno noto sono le cause dei cambiamenti collettivi di umore. Basta un presidente del consiglio vitale e saltellante per causare un benefico cambio di umore negli italiani? Il buon senso e l’esperienza dicono di no. Poiché gli effetti potrebbero essere di segno opposto, l’effetto netto sarà sostanzialmente nullo.
Servirebbe pure a Catania una figura pubblica che infondesse buon umore ai catanesi. Il tradizionale disincanto dei siciliani non è certo sconosciuto ai catanesi, i quali hanno abbassato da qualche tempo le aspettative sul futuro. Nei campi dell’economia, della politica, del lavoro, della cultura. Ciò che ci si aspetta di osservare domani è di fondamentale importanza per decidere cosa fare oggi. Ed è solo da aspettative migliori sul futuro che può derivare il buon umore. Riuscire a far credere che tra poco spunterà il sole quando il cielo è scuro è una operazione particolarmente difficile. Ma ci può riuscire chi é noto per avere efficaci strumenti di previsione ed una storia di coerenza, rigore ed efficacia nell’azione pubblica. Il cielo sopra Catania é ancora molto scuro e nessuno é riuscito a far credere che tra poco spunterà il sole.
In fondo basterebbe poco. La storia della città, negli ultimi anni, é la storia dello scarto crescente tra dotazione di risorse e loro attivazione. L’Etna, il mare, la Piana, l’Università, l’alta tecnologia, il porto, l’aeroporto. É la storia di chi ha troppo e, proprio per questo, pensa che qualcosa riuscirà sempre a spuntare senza troppa fatica. O peggio, é la storia di chi preferisce la sottoutilizzazione perché così estrae meglio le rendite, ossia riesce ad accaparrarsi risorse che non gli spetterebbero. Basterebbe veramente poco. Basterebbe un quadro di riferimento politico stabile, autorevole e credibile che ogni giorno aprisse un piccolo spazio di libertà e di sicurezza per le imprese, per i giovani, per le donne, per gli immigrati, per i bambini, per tutti coloro che hanno una idea in mente che utilizzi quello sconfinato patrimonio, ed hanno voglia di realizzare una occasione di crescita per sé e per gli altri.
Purtroppo, da quando sono in carica, né il governo regionale né il governo della nostra città sono riusciti a costruire quel quadro di riferimento. In particolare, autorevoli esponenti del governo della città di Catania hanno pure mentito ai catanesi quando, presentando l’operazione di finanziamento per il pagamento dei crediti delle imprese fornitrici, hanno affermato che da quella operazione si sarebbe avuto un risparmio di risorse. Oggi invece é stato necessario ricercare nuove risorse per il pagamento delle rate di quel prestito. Tutt’altro che un risparmio. Una amministrazione che mente alla città non può certo aspirare a far tornare il buon umore ai catanesi.
Siamo destinati al cattivo umore dunque? Non direi proprio. Le strade per il buon umore non passano solo attraverso l’azione e la comunicazione dei governi costituiti, locali o nazionali. Passano attraverso l’azione di tutti, specialmente se organizzata e coordinata. Il futuro non dipende solo dall’azione di governi spesso inconcludenti e incompetenti. Ma dipende dal modo in cui le forze vitali delle società sono in grado di organizzarsi. Nel passato a Catania – anche nel passato recente – quelle forze hanno preferito fare accordi con la politica costituita per partecipare anch’esse alla spartizione delle rendite. Ma la contrazione dell’attività economica del nostro paese, ed in modo particolare dei nostri territori, ha ridotto la fonte da cui succhiare le rendite. Questo passaggio storico offre una bella occasione a quelle forze per scrivere una pagina decisiva di questa città e, dunque, di questa regione.
C’è bisogno di uscire dagli alibi del consenso elettorale. Spesso chi ha responsabilità di governo non può vantare ampi consensi in termini assoluti. L’attuale sindaco di Catania, pur avendo superato tutti gli altri di larga misura, é stato votato dal 17 per cento circa degli aventi diritto al voto. Occorre far sentire la voce di tutti gli altri, che sono la stragrande maggioranza. La democrazia dispone di una pluralità di strumenti di controllo, di proposta e di stimolo. Occorre farne uso ampio e profondo. I catanesi devono avere la pretesa di insegnare come si governa. Occorre una nuova carta dei Catanesi, una Carta Catania, che raccolga le energie sane di tutti coloro che non hanno rinunciato ad occuparsi seriamente della città e dei suoi figli. Ciò deve avvenire nella consapevolezza che l’azione pubblica non è solo quella della pubblica amministrazione, pur riconoscendone la primazia. Gli strumenti a disposizione per esercitare l’azione pubblica oggi sono tanti, a partire dalle fondazioni. Ma non solo. La rete internet offre oggi straordinarie opportunità anche in questo campo.
Nell’ottobre del 2012 scrivendo per questa testata auspicavo una Catania smart, sexy and wise. Intelligente, bella e saggia. Raccogliendo le buone intenzioni di Matteo Renzi per il 2015 aggiungerei un altro aggettivo. Smart, sexy, wise and happy.