CATANIA – La nave battente bandiera Demosì, o più correttamente Sinistra Pd, naviga a vista nelle acque agitate del partito: un mare in tempesta a livello nazionale e altrettanto tumultuoso e in balia delle correnti in Sicilia dopo il niet di Pietro Grasso. L’area guidata da Damiano, che nella città etnea è rappresentata dall’ex assessore Angelo Villari e dalle deputate Concetta Raia e Luisa Albanella, si è data appuntamento oggi pomeriggio a Catania per mettere i puntini sulle i in vista delle sfide interne al partito e non solo. “Lavoro e Welfare per fare ripartire il Mezzogiorno” è il nome scelto per puntellare la proposta politica da portare avanti nei prossimi mesi. Damiano veste i panni del pontiere con le forze che stanno a sinistra del Pd cercando di orientare la rotta all’interno del partito. “Noi abbiamo deciso di stare dentro il Partito Democratico e abbiamo sostenuto Orlando alle primarie ma ha vinto Renzi”, precisa l’ex sindacalista. “Naturalmente non vogliamo cambiare il segretario ma aiutare a costruire la linea, chiaramente laburista, che abbia al centro l’uguaglianza, il lavoro e lo Stato sociale”, sottolinea. “Invece di parlare di coalizioni e di leader parliamo di programmi: Cosa vogliamo per il Paese?” “Noi vorremmo naturalmente incentivi strutturali per le assunzioni dei giovani e pensioni che aiutino ad andare prima al meritato riposo per lasciare posto alle nuove generazioni”, argomenta senza eludere il tema delle alleanze. “Poi parliamo di coalizioni: noi vogliamo una coalizione di centrosinistra, non andare con Berlusconi. Domani sarò a Milano a Pisapia per ascoltare cosa propone perché vogliamo costruire un’alleanza e serva una vocazione unitaria”, chiarisce Damiano. “Vogliamo che cessino gli opposti estremismi: Sbagliano quelli chi dentro il Pd dicono ‘mai con chi è uscito’ e sbagliano quelli che da fuori dicono ‘mai con Renzi”. “Senza il Pd non c’è centrosinistra, senza altre forze al di là del Pd è difficile costruire una maggioranza che possa governare”, sottolinea l’ex sindacalista.
In Sicilia le cose non vanno meglio, naufragata l’ipotesi Grasso si assiste alle prime fughe in avanti dei potenziali papabili. Proprio oggi il renzianissimo sottosegretario Faraone ha iniziato un tour per i paesi della Sicilia. La cosa ovviamente non è passata inosservata. “Non stiamo facendo questa iniziativa per parlare di elezioni, come fanno un po’ tutti, ma per discutere di politica e di come rilanciare questa regione”, mette le mani avanti Villari. “Bisogna partire dai temi principali: lavoro e welfare”. “Noi lo facciamo da sinistra, guardando alle problematiche del mondo del lavoro: siamo l’area laburista del Pd”, spiega Villari. Sullo spinoso tema del candidato alla presidenza, l’ex sindacalista si tiene cauto ma chiede discontinuità. “Prima vogliamo discutere su cosa fare e poi di chi lo deve fare, un tema che il Pd deve iniziare a porsi, serve una candidatura alla presidenza della Regione che abbia le carte in regola per cambiare passo”. “Il nostro candidato, come ha detto il segretario Raciti, non può essere Crocetta perché questi cinque anni hanno determinato uno iato tra le istituzioni e i cittadini siciliani”, dice Villari che vuole essere della partita.“Alle regionali noi saremo in campo perché quest’area vuole rappresentare questo mondo nelle istituzioni e parlare con i delusi che non ci seguono più”.
Sulla fuga in avanti di Faraone, Villari pone qualche paletto di metodo. “Noi pensiamo che per vincere le elezioni in Sicilia ci sia bisogno di un candidato forte e di uno schieramento ampio: un centrosinistra allargato”, spiega. “Non si può pensare che le fughe in avanti servano, noi abbiamo nulla contro nessun candidato, chiediamo solo che ci sia un cambio di passo e che si metta in campo un’alleanza ampia”, chiosa l’ex assessore. La deputata regionale Concetta Raia non nasconde la criticità della fase in terra sicula. “Grasso è una persona sulla quale si poteva costruire tanto anche a livello di speranza. Questa ipotesi pare sia fallita o forse non è mai stata in campo”, si rammarica la deputata. “A pochi mesi dalle regionali non abbiamo oggettivamente un’idea su cosa fare perché Raciti dice che Crocetta ha lavorato bene ma che non è il futuro, una contraddizione, in più all’interno del Pd ci sono quattro soggetti che vogliono spendersi con il rischio che si frazioni ancora di più il Pd stesso”, attacca Raia. “Forse, una volta tanto, sarebbe il caso di fare un passo indietro per farne due avanti per far tornare i siciliani a sognare, una cosa abbastanza difficile con i nomi in campo”, dice senza peli sulla lingua e bocciando nei fatti l’idea di una consultazione estiva tra iscritti e simpatizzanti. “Quando dovremmo fare le primarie?”. “A ferragosto?”. “Le primarie lasciano lacerazioni, invece servirebbe una soluzione di sintesi: buttare la palla in mezzo al campo”. “Le correnti ci faranno perdere, quello che è accaduto nei comuni, a partire da Paternò, è un paradigma di quello che può accadere alle regionali”, argomenta. Futuro a parte, c’è un passato abbastanza ingombrante con cui fare i conti. All’esecutivo Crocetta la deputata dà un sei. “Il governo Crocetta arriva appena alla sufficienza: molte ombre e poche luci”, dice. “Certo, non era facile governare una regione piena di debiti dove mancano lavoro e infrastrutture ma è mancata una visione; molte cose andavano fatte e non le abbiamo fatte, in alcuni casi abbiamo recuperato in altri no”, ammette Raia dicendo che “andava fatta una riflessione molto tempo fa”.