Lavoro in crisi nel Palermitano| In dieci anni 40 mila posti in fumo - Live Sicilia

Lavoro in crisi nel Palermitano| In dieci anni 40 mila posti in fumo

Il dossier della Cgil dipinge un quadro a tinte fosche, mentre in migliaia restano col fiato sospeso

Occupazione
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PALERMO – Oltre 40 mila posti di lavoro sfumati in otto anni di cui 23 mila nei servizi, 16 mila nell’industria e 2 mila nell’agricoltura, un tasso di occupazione precipitato al 38%, oltre 100 mila in cerca di un impiego, 417 mila persone inattive e giovani che per il 65% rimangono a casa. E’ questo la fotografia drammatica del lavoro in provincia di Palermo, così come emerge dal dossier messo a punto dalla Cgil. Numeri e cifre che descrivono il peso che la crisi ha avuto sull’economia del territorio che ha visto, dal 2007 al 2015, un crollo verticale dei suoi indicatori. Non va meglio se il raffronto si fa con l’anno scorso: gli occupati passano da 324 mila a 318 mila, 6 mila posti persi di cui 5 mila nell’industria (mille manifatturiero e 4 mila costruzioni) e altri mille nel campo dei servizi. Restano 113 mila le donne occupate.

Il sindacato, che in città ha aperto ufficialmente la campagna referendaria per l’abolizione dei voucher (che l’anno scorso in Sicilia hanno superato il milione), ha presentato in un teatro le storie di donne e uomini che lottano tutti i giorni per uno stipendio spesso al limite della sopravvivenza: addetti ai call center, operatori del sociale, guardie giurate, pulizieri ma in generale lavoratori mal pagati, sfruttati o licenziati.

“Rabbia, solitudine, vulnerabilità, disincanto. Ultimi contro penultimi. La cultura del meno peggio – dice il segretario Cgil Palermo Enzo Campo – Siamo un’Isola marginale, dove le industrie manifatturiere chiudono una dietro l’altra. E si allarga sempre più il divario tra Nord e Sud, ma anche tra il Sud e il resto del Sud. Alla classe politica chiediamo di mettere al centro il lavoro, la sua quantità, la sua qualità. Noi faremo una battaglia democratica per cambiare l’Italia col consenso di milioni di lavoratori. E’ una sfida di democrazia e libertà del mondo del lavoro”.

Un quadro a tinte fosche fatto anche di lavoratori in bilico, coinvolti in vertenze, dipendenti di aziende a rischio chiusura e che riguarda diversi settori, dall’industria alle società di servizi. I 2.860 dipendenti di Almaviva, per esempio, sperano che non si ripeta anche qui il copione andato di scena a Napoli con l’azzeramento dei livelli e i tagli agli scatti di anzianità; i 459 del Cantiere Navale, invece, attendono dal governo regionale e da quello nazionale rassicurazioni sugli investimenti che riguardano i bacini con lavori ancora al palo.

Se a Termini Imerese gli operai ex Fiat stanno gradualmente rientrando in fabbrica, i 200 del passante ferroviario di Palermo attendono la presentazione del nuovo crono programma per il completamento dell’opera. Sono col fiato sospeso i 14 dipendenti della Cava Impastato di Carini, i 300 portuali di Clp Tutrone e Portitalia, i 200 Wind in contratto di solidarietà, i 124 di Foryou, i 75 di Sviluppo Italia Sicilia ancora senza stipendio, i 60 di Dobank, i 180 dell’ex Keller, i 109 della Ati Group, i 2 mila delle ex Ipab siciliane, i 15 del Mercatone Uno di Carini, i 113 della Sisa, quelli della Rinascente e di Ksm. La Cgil stima inoltre in 150 i possibili licenziamenti che scatteranno nei negozi del centro commerciale Forum a seguito dei contratti di affitto in scadenza.

Licenziamenti per i 12 lavoratori del Gonzaga, i 45 di Cefalù20, i 15 della Calatrasi e i 4 di Nutrimare. Mentre possono tirare un sospiro di sollievo gli addetti di Italiaonline, di Dng e di Cirpogest. “Il tasso di occupazione a Partinico è del 31%, il lavoro regolare è solo una minima parte e ci sono in provincia 400 mila inoccupati – dice Campo – dati drammatici sotto cui si cela il lavoro nero e quello informale. C’è anche una grande difficoltà legata al fatto che il poco lavoro che c’è è povero, ci sono migliaia di salari bassissimi e nella Pubblica amministrazione ci sono i precari: il paradosso è che anche chi ha un lavoro spesso è in condizioni di povertà. Per questo abbiamo chiamato i candidati a sindaco ad ascoltare le storie di tanti lavoratori perché si pongano il tema della quantità e della qualità del lavoro”.


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