PALERMO – “L’inquietante contesto criminoso induce a ritenere del tutto ineludibile una sollecita applicazione di adeguate misure cautelari nei confronti degli indagati”. Così scrive il giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta che ha accolto la richiesta della Procura di Palermo di mandare ai domiciliari i funzionari Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone.
Sarebbe alto il rischio che i due indagati reiterino i reati. Questo perché la politica non avrebbe saputo creare gli argini necessari. Anzi, in alcuni casi la politica avrebbe scelto di fidarsi dei funzionari, nonostante i guai giudiziari e le segnalazioni sul loro anomalo comportamento. Finanzieri e carabinieri affrontano il rapporto fiduciario fra Li Castri e l’ex vice sindaco Emilio Arcuri che stava per essere di nuovo nominato assessore dopo esserlo stato all’inizio della sindacatura di Leoluca Orlando, e che ora annuncia di volere fare un passo indietro.
Li Castri e Monteleone nel marzo 2018 erano stati condannati a due anni, in primo grado, insieme ad altre 19 persone per la lottizzazione abusiva di via Miseno (dove entrambi risultano residenti assieme a Fabio Seminario – pure lui ai domiciliari – e dove 12 villette sono state confiscate dalla magistratura), nella borgata marinara di Mondello. Nell’agosto 2015, quando Li Castri era già stato rinviato a giudizio, fu comunque nominato dirigente comunale. Né l’inchiesta prima, né la condanna poi hanno modificato il rapporto con Arcuri, che è rimasto solido e si è tradotto “in vere e proprie richieste di suggerimenti/nulla-osta che l’assessore ha avanzato a Li Castri per scegliere come ruotare gli incarichi dirigenziali all’interno dell’area tecnica comunale”.
Così diceva Li Castri ad Arcuri nell’ottobre del 2018: “Non serve nominare nessuno… alle infrastrutture, servizi e rete confermi Raineri… e tu a Raineri gli dai il capo area e… gli levi il condono…”. “Il condono lo passiamo a Di Bartolomeo?”, chiedeva Arcuri. Risposta: “No… non lo passi a Di Bartolomeo… non ci metti nessuno…e quindi va al capo area, quindi va a Di Bartolomeo”. E Galvano? “Galvano c’ha l’ufficio amministrativo e lo Sportello unico edilizio, no?”. Arcuri: “Sì, perfetto… è la cosa più razionale, diciamo, senza spostare niente è questa”. Li Castri: “A meno che anche Galvano non scada, io non lo so, voglio dire, le scadenze di Galvano”. Arcuri: “A questo lo vediamo, questo lo vediamo… lo vedo subito… l’occasione è ghiotta… l’occasione è ghiotta, se posso dire, perché c’è la scadenza d’Incaprera… e in occasione di… considera quello che è, il trentuno scade, si rinnova prima del 31 e si va avanti così, vabbuò”. Li Castri: “Va bene, procedi”.
“Procedi” diceva il funzionario ad Arcuri che viene considerato uno dei suoi principali sponsor all’interno della “macchina” comunale. La fiducia dell’ex vice sindaco non sarebbe venuta meno neppure quando fu avviato un procedimento disciplinare nei confronti del funzionario, incardinato dopo le segnalazioni del vice segretario comunale Serafino Di Peri. Quest’ultimo aveva messo per iscritto, nel 2017, che Li Castri aveva espresso parere favorevole sui progetti di lottizzazione di cui era direttore dei lavori l’architetto Fabio Seminerio nonostante Li Castri e Seminerio avessero lavorato insieme (è una delle contestazioni della Procura). Un palese conflitto di interessi. Li Castri era stato momentaneamente trasferito. Fu l’unico effetto visto che il procedimento disciplinare a suo carico è stato infine archiviato.
Il giorno che trasferirono Li Castri Arcuri diceva in modo ironico a una dirigente: “… guardi che Mario Li Castri alla Mobilità si può fare ricco quindi state attenti dove lo mandate, questo imbroglione diventerà ricco alla mobi… dove lo mandate lo mandate… Mario non c’ha motivo perché tanto se ne va a rubare pure alla Mobilità perlomeno ruba sotto il mio controllo, ovviamente sto scherzando, questo è evidente”.
Meno scherzoso sembrerebbe il contenuto della conversazione di Arcuri del 19 gennaio 2019 quando commentava l’articolo in cui Live Sicilia aveva dato notizia dell’arrivo degli investigatori al polo tecnico di via Ausonia;: “… non riesco a capire che cosa, perché sequestrano e cosa hanno fatto? Sono atti che ho firmato pure io… col mal di pancia, per capirci, perché io non… questa realizzazione di cubatura… ti dico di più: siccome io avevo il dubbio…che noi potessimo realizzare più cubatura di quanto… il sindaco dice… zero consumo di suolo… e io mi sono attenuto a questo principio. Dopodiché allora c’era Mario Li Castri, capo area e gli ho detto: ‘Mario, per favore, guarda questi progetti perché… e mi ha detto: guarda, Emilio, non… non c’è consumo di suolo in più, perché qua ci sono adesso centomila metri cubi, dico per dire, e in realtà i progetti che hanno presentato eee ne prevedono ciascuno, invece che centomila, ottantacinquemila… Quindi, in termini complessivi c’è un risparmio di quindicimila metri cubi. Dico, va bene”.
Arcuri si era fidato, ancora una volta, del suo braccio destro. Oggi scopriamo con l’inchiesta della Procura che dietro le attenzioni di Li Castri per i progetti edilizi ci sarebbe stato un patto corruttivo.