”… Maresciallo, io guadagno 300 mila euro l’anno con l’agenzia di assicurazioni? non vorrei che il maresciallo pensasse? Trecentomila euro l’anno? dichiarazione dei redditi? Venticinque appartamenti di proprieta’? Quindi maresciallo abbia pazienza? Non è una vergogna essere ricchi…”. Cosi’ Franco Mineo, parlamentare regionale di Forza del Sud, accusato di essere il prestanome di Angelo Galatolo, esponente della famiglia mafiosa Galatolo dell’Acquasanta di Palermo, sospettando di essere intercettato, nel 2006, ”sfidava” gli investigatori che tenevano sotto controllo il suo telefono. Il brano della conversazione è finito agli atti dell’inchiesta costata al deputato il sequestro dei tre immobili che, secondo gli inquirenti, avrebbe acquistato per conto di Galatolo. I locali sarebbero stati pagati in parte da Mineo, in parte dall’esponente del clan, indagato in concorso per lo stesso reato. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Piero Padova, sono riportate decine di stralci di intercettazioni. In una conversazione con un suo ”delfino” candidato al consiglio comunale di Palermo, Andrea Aiello, Mineo enunciava la sua strategia elettorale all’amico ”…Allora figlioccio, – gli diceva – tu non sei secondo a nessuno. E’ buono che Tantillo (altro candidato ndr.) spende trentamila euro. Noi trentacinquemila. Tu devi fare il primo, da oggi devi camminare per un anno a fianco a me…”
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