"Le tesi nella spazzatura" | La protesta sui social - Live Sicilia

“Le tesi nella spazzatura” | La protesta sui social

La 'denuncia' su facebook e le reazioni. La replica.

PALERMO- Se gli studi universitari rappresentano un percorso, certamente la tesi rappresenta la prima, vera prova concreta e tangibile della sua conclusione. Questo è uno dei motivi per cui gli studenti della Scuola di Scienze Umane e del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Palermo hanno provato quantomeno stupore e rabbia, alla vista dei loro elaborati nei contenitori della spazzatura, proprio all’Università. La scoperta risale a venerdì 14 settembre, quando l’associazione studentesca Progetto Universitario ha pubblicato il singolare ritrovamento su Facebook. “Ecco che fine fanno le tesi di laurea all’Università degli Studi di Palermo. Elaborati di ricerca a.a. 2017/2018”, si legge nel post, accompagnato da due foto che ritraggono numerose tesi accatastate all’interno dei bidoni della carta.

Tanti i commenti social indignati e perplessi: qualcuno fa presente di aver già riconosciuto il proprio nome “dal vivo”, qualcun altro menziona i “tanti sacrifici buttati via”; c’è anche chi riflette quantomeno sulla possibilità di restituirle agli autori, alla consegna della pergamena. Le reazioni dei diretti interessati sono le più varie, ma un’opinione in particolare riassume il messaggio che gli studenti vogliono veicolare: “Anziché farci spendere fior di quattrini per stamparle perché vogliono il cartaceo, che si accontentino dei PDF e almeno si risparmia lo scempio!”.

Chi si aspettava polemiche ad personam , infatti, è fuori strada. I ragazzi di Progetto Universitario puntano il dito non contro questo o quel professore, né contro presunti comportamenti sbagliati a riguardo delle tesi del misfatto: l’obbiettivo unico è dire stop agli sprechi, insieme. “Nessuna battaglia, non interessa a nessuno”, commenta Antonino Tripi, dell’associazione. “Questo è un tema molto discusso nel panorama studentesco. A nostro avviso è arrivato il momento di chiarire alcuni aspetti: non è più necessario stampare in duplicato tre o quattro copie”. La proposta di Progetto Universitario è diretta e precisa: “Tutti i dipartimenti dovrebbero uniformare i propri regolamenti, richiedendo allo studente una sola copia cartacea e una in formato digitale”.

Ma dalla Scuola di Scienze Umane e del Patrimonio Culturale assicurano che la digitalizzazione è già realtà. Il professor Girolamo Cusimano, presidente della Scuola, ci tiene a fare il punto: “Già da tempo l’intenzione è quella di procedere a dematerializzare quanto più possibile, per tagliare ogni spreco. Non chiediamo più agli studenti di stampare tesi o lavori conclusivi: i nostri corsi, come tanti altri, prevedono ormai la sola validazione on line della tesi digitale”. Allora cos’è successo il 14 settembre? “A parte qualche eccezione, quando riceviamo le tesi cartacee spesso è per piacere degli studenti e delle famiglie, che vogliono la prova provata della fine del percorso – considera Cusimano –. Ma chiaramente un professore non può riuscire a portare con sé tutti gli elaborati, soprattutto se ne ha già centinaia a casa o in dipartimento. Può anche succedere che non possa farsene carico, e magari, a cose ormai concluse, l’addetto alle pulizie nota le tesi sulla cattedra e le raccoglie quantomeno per riciclarle”. Le eccezioni, a cui fa riferimento lo stesso Cusimano, sono però ancora all’ordine del giorno. Le dimensioni strutturali e organiche di Unipa non aiutano la digitalizzazione unitaria e omogenea proposta da Progetto Universitario: “La direzione è quella, ma l’ateneo stabilisce procedure generali e noi come scuole ci adeguiamo, per cui ognuno ha già una mole non indifferente di lavoro da gestire”, spiega il presidente. “I casi isolati nei quali vengono ancora richieste copie ‘accessorie’ esistono, sì, ma non credo proprio che quelle copie chieste di proposito finiscano in quel modo. Sappiamo cosa significano certe spese per gli studenti. E in ogni caso, non è giusto far pensare che l’università disprezzi il lavoro delle persone”.

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