Le voci dalla protesta:| "Siamo tutti a rischio" - Live Sicilia

Le voci dalla protesta:| “Siamo tutti a rischio”

Sono qui da mercoledì e dicono di non avere nessuna intenzione di andarsene. Gli operatori degli enti alla formazione hanno piazzato tre canadesi e un paio di gazebo, qui in via Ausonia, davanti alla sede dell’assessore regionale. Per un paio di giorni sono rimasti sul tetto, hanno anche bloccato il traffico; e lunedì saranno davanti a Palazzo d’Orleans, insieme agli operatori provenienti da tutta la regione.”Siamo tutti a rischio” dice Serena Scaramuzza, insegnante di sostegno alla “Ial Cisl”.

“Non hanno ancora approvato il Prof quest’anno, e molti non ricevono soldi dal 2010.” La Giunta regionale ha aprovato un finanziamento di 30 milioni di euro: “Ma sono appena una mensilità e mezzo per noi 8 mila – precisa la lavoratrice – Ancora il Prof di quest’anno non è stato approvato. Molti sono in rischio mobilità, il centro è chiuso da dicembre”.

“Dicono che non ci sono i soldi, ma per le 1061 consulenze esterne alla Sicilia, li hanno trovati” accusa Alessandro di Girolamo, lavoratore della “Cefop”. Chi gli chiede perchè si trovi qui, vede il suo dito puntato al di là della strada: “Cefop, otto mesi senza stipendio” recita uno striscione. “Negli anni passati per il personale in esubero ci sono state integrazioni. C’è un sistema che è sbagliato, ma  perchè dobbiamo andarci di mezzo noi? Quando firmi un contratto pensi di poterlo fare. Devono essere gli organi di controllo a non permettere irregolarità” spiega.

“La classe politica ha voluto tutto questo: la politica ha riempito la pentola e adesso la pentola è satura”. Hanno intenzione di portare alcune soluzioni alla regione: “L’istituzione del ruolo unico: un albo in cui siano iscritti i dipendenti assunti fino al 2008, come per legge regionale, e che sia aperto per questo ruolo un capitolo di bilancio alla Regione, così che agli enti rimanga solo la gestione”.

Le difficoltà per questi lavoratori sono molte. Lui ha due figlie una di sedici e una di sei. Dice di aver dovuto ricorrere ad un prestito per poterle mandare a scuola: “A volte ci scherziamo su, magari quando ci ritroviamo il frigo vuoto, una patata e una bottiglia d’acqua dentro” ma sente parlare di famiglie che ricevono multe perchè non si possono permettere l’assicurazione dell’auto o che stanno perdendo la casa. E qualcuno, come Serena pensa anche “ai ragazzi”: “Facevano corsi di giardinaggio, ceramica, decorazioni, cucito. Non possono restare senza fare niente, si abbrutiscono. Vogliamo che anche al sud i disabili possano arrivare a lavorare”.


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