CATANIA – Ergastolo. Questo il verdetto della Corte d’Assise di Siracusa nei confronti dei due guardiani Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro, imputati del duplice delitto di ladri di arance avvenuto tra gli agrumeti della piana di Catania il 9 febbraio 2020, in territorio di Lentini. È durata un paio d’ore la camera di consiglio. Sallemi è stato condannato all’ergastolo con un anno e mezzo isolamento diurno (esclusa l’aggravante della crudeltà) per l’omicidio di Massimo Casella e di Agatino Saraniti e per il tentato omicidio di Gregorio Signorelli. Giammellaro invece è stato condannato per l’omicidio del giovane Saraniti e assolto dalle altre accuse per “non aver commesso il fatto”. Insomma la sentenza della Corte ricalca le richieste fatte dal pm Andrea Palmeri al termine della lunghissima requisitoria dove aveva analizzato le prove emerse nell’intenso dibattimento udienza dopo udienza. La prova regina è stata la testimonianza dell’unico sopravvissuto alle fucilate dei due imputati. Il magistrato non ha creduto invece alla ricostruzione fornita dall’imputato Giuseppe Sallemi che dopo aver dichiarato di aver agito per legittima difesa ha deciso di confessare quanto accaduto. E ha puntato il dito contro Giammellaro e anche il figlio Mario, non coinvolto nelle accuse da parte della procura aretusea.
“Una sentenza che ci soddisfa”, commenta Fabio Presenti, uno degli avvocati che assiste le parti civili assieme a Emilio La Ferrera, Emiliano Bordone, Rossana Scibetta, Pierpaolo Montalto, Angelo Cassone, Barbara Ronsivalle e Laura Lo Presti. I due imputati sono stati condannati al risarcimento del danno a favore dei familiari che alla lettura del verdetto hanno tirato un sospiro di sollievo. La Corte ha stabilito una provvisionale che va dai 110 mila ai 20 mila euro per ciascuna parte civile.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra novanta giorni. Gli avvocati Franco Passanisi e Ornella Valenti, difensori di Sallemi, annunciano già ricorso in appello. Deciso a impugnare il verdetto anche l’avvocato Pino Ragazzo, che assiste Luciano Giammellaro.
I tre catanesi sono partiti da Librino per ‘raccogliere arance’ nelle campagne di Lentini. Signorelli, Casella e il 19enne Saraniti sono stati sorpresi dal guardiano Giuseppe Sallemi che poi avrebbe chiamato a supporto Luciano Giammellareo. Con la Fiat Doblò piena di agrumi i terzetto è stato bloccato da Sallemi che ha sparato uccidendo Casella e ferendo Signorelli, che è riuscito a fuggire mentre sentiva Saraniti che pregava l’anziano Giammellaro di non ammazzarlo. Una preghiera inutile. Mentre Signorelli è riuscito a contattare i suoi familiari e salvarsi dopo una disperata corsa al Garibaldi di Catania, Casella e il giovane sono stati trovati morti l’indomani pomeriggio dai parenti che sono andati a cercarli. Ma hanno trovato solo i cadaveri dei loro cari.