PALERMO – C’era un “canale collaudato di soffiate” fra Alfio Marco Zappalà e Antonio Vaccarino. Un canale che, secondo il Gip Piergiorgio Morosini, è “suscettibile di essere attivato in qualsiasi momento anche in futuro” e dunque può essere reciso solo tenendo in carcere il tenente colonnello della Dia.
Zappalà, se libero, potrebbe fare sparire prove importanti per ricostruire i suoi rapporti con l’ex sindaco di Castelvetrano. Ecco perché Morosini, tenendo conto del parere contrario alla scarcerazione da parte dei pm Francesca Dessì e Pierangelo Padova, ha respinto l’istanza della difesa.
Zappalà è stato arrestato la scorsa settimana dai carabinieri del Ros con l’accusa di rivelazione di notizie riservate insieme all’appuntato Giuseppe Barcellona, in servizio al commissariato di Castelvetrano, che risponde di accesso abusivo al sistema informatico. Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappalà, la trascrizione di una conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Non è accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa all’individuazione del possibile covo di Messina Denaro. Zappalà a sua volta avrebbe girato l’intercettazione a Vaccarino, anche lui arrestato, ma con l’accusa di favoreggiamento aggravato, che l’avrebbe passata a Vincenzo Santangelo, già condannato per mafia.
Zappalà ha reso interrogatorio, ma non ha convinto il giudice il quale scrive che “non ha fornito adeguati chiarimenti, limitandosi a generiche indicazioni di deleghe ricevute dai suoi superiori e su preventivo avvisi dell’attività che stava conducendo avvalendosi del Vaccarino Antonio”.
Zappalà, insomma, ha cercato di sostenere che la sua attività fosse coperta dalla magistratura. Un’attività che esulava dai suoi compiti. Il tenente colonnello della Dia, automaticamente sospeso, si occupava di Messina Denaro perché il latitante è anche imputato nel processo sulle stragi del ’92. La ricerca non era fra i suoi compiti. E poi i suoi contatti con Vaccarino non si sono limitati alla sola consegna della trascrizione.