Strage di Licata, 'li ho uccisi tutti': così ha sterminato i parenti

Licata, ‘li ho uccisi tutti’: sterminati con almeno 15 colpi

Le ultime parole dell'assassino dopo avere ucciso il fratello, la cognata e i nipotini
ORRORE IN CASA
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PALERMO – “Li ho uccisi, li ho uccisi tutti”, dice alla moglie al telefono. C’è stata una caccia all’uomo nella casa di via Riesi. Angelo Tardino non si è fermato dopo avere sparato al fratello Diego. Ha deciso che doveva essere una strage. E ha sterminato la cognata e i nipoti.

Dopo avere parlato con la moglie, Tardino chiama il 112. Racconta l’orrore. “Cosa devo fare?”, urla all’operatore dall’altro capo del numero di emergenza. Il militare cerca di convincerlo a consegnarsi. Tardino chiude la conversazione. Si trova nella sua Fiat Punto, fermo in via Mauro De Mauro, sotto scorre il fiume Salso. Si spara un colpi di pistola alla testa. Quando i militari localizzano il suo cellulare è ancora vivo, morirà tre ore dopo in ospedale a Caltanissetta.

A casa dei parenti si è presentato con due pistole. Sulla scena del delitto i carabinieri della scientifica raccoglieranno una quindicina di proiettili. Il primo a cadere è il fratello Diego, freddato con un colpo alla testa davanti all’abitazione. Da quel momento in poi la cronaca si fa feroce.

L’assassino entra in casa, mancano alcuni minuti alle sette, la cognata Alexandra Ballacchino sta ancora dormendo. Non si sveglierà più. La raffica di colpi, almeno quattro andati a segno, non le dà scampo. La nipote Alessia, 15 anni, sente il rumore. Si sveglia, cerca di scappare ma viene colpita alle spalle.

C’è un’ultima persona in casa. Tardino non ha pietà neppure del nipote Vincenzo, che muore a 11 anni assassinato sul letto di casa. Anche lui stava dormendo. Si può solo sperare che non si sia accorto di nulla. Nel suo caso il colpo mortale è stato uno.

I due fratelli erano da tempo ai ferri corti. Aveva due terreni confinanti e litigavano spesso. Una volta per l’acqua, un’altra per il posteggio. Per un periodo avevano vissuto nella stessa palazzina. Una convivenza divenuta impossibile, tanto che Diego Tardino e la sua famiglia erano andati a vivere in campagna.

La furia omicida si è accanita contro chi nulla aveva a che fare con il folle movente. Cosa c’entravano i due nipoti con la lite per la roba? Ieri i banchi della classe di Alessia, al liceo classico Linares, e di Vincenzo alla media Marconi sono rimasti vuoti.

Il sindaco di Licata Pino Galanti ha proclamato il lutto cittadino. Le indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto Paola Vetro, vanno avanti. Probabilmente sabato sarà eseguita l’autopsia sulle vittime. La procedura è questa, ma come dicono gli investigatori il quadro della tragedia è purtroppo chiaro.


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