TRAPANI – Tutti rinviati a giudizio gli indagati nell’ambito dell’operazione che permise di aprire uno squarcio sulla gestione dei parcheggi nell’area archeologica di Segesta-Calatafimi. La prima udienza si terrà il 3 dicembre prossimo davanti alla dottoressa Troìa.
In otto davanti al giudice
In otto compariranno davanti al giudice per l’inchiesta relativa all’operazione denominata Phimes eseguita dai carabinieri di Alcamo lo scorso febbraio, nella quale vennero tratti in arresto l’imprenditore Francesco Isca e il vicecomandante della locale polizia municipale per il reato di corruzione. L’attività dei carabinieri si focalizzò sulla possibile esistenza di un patto corruttivo tra i due per favorire il parcheggio gestito dall’imprenditore, mediante il sanzionamento di tutte le autovetture posteggiate in altri luoghi – dicono gli investigatori -. I successivi accertamenti svolti dai militari dell’Arma, hanno permesso di verificare come la società che gestiva il parcheggio in questione fosse stata fittiziamente intestata ad altri due individui, cioè la figlia del vicecomandante della Polizia Municipale di Calatafimi e il figlio dell’ex-sindaco della cittadina, Nicolò Ferrara.
Gli altri indagati
Vennero inoltre notificate informazioni di garanzia ad altri cinque indagati: Maria Craparotta (moglie di Salvatore Craparotta), l’ex sindaco di Calatafimi Segesta Vito Sciortino, il Comandante e due appartenenti alla Polizia Municipale di Calatafimi Segesta per i reati di favoreggiamento, abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica. Il parcheggio attiguo al parco archeologico di Calatafimi Segesta venne successivamente posto sotto sequestro. Tutti e otto, come si diceva, sono stati rinviati a giudizio e l’udienza si terrà il prossimo 3 dicembre.
Il presunto patto corruttivo
Le indagini dei carabinieri dimostrerebbero l’esistenza di un patto corruttivo tra Isca e Craparotta. Quest’ultimo, sfruttando il proprio ruolo di Vice Comandante della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta, avrebbe utilizzato indebitamente gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attività economica e incentivare gli introiti del parcheggio gestito dalla società “Nuovi Sistemi Edili srl” riconducibile a Isca, multando con assiduità– sia su chiamata di Isca che di iniziativa – gli automobilisti che parcheggiavano le loro auto fuori dal parcheggio a pagamento lungo la strada che conduce al tempio.
Le assunzioni
Un patto, quello fra i due, che avrebbe consentito a Craparotta di far assumere alcuni parenti all’interno delle società riconducibili ad Isca operanti all’interno del parcheggio: infatti la figlia è socia al 50% della “Segesta Green Tour srl” (incaricata della gestione dell’area di parcheggio di Isca) mentre la moglie e il genero sono dipendenti. Un altro figlio di Craparotta, risultò assunto presso la “Nuovi Sistemi Edili srl”, società proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente da Isca.
Un anno di indagini
L’attività di indagine, protrattasi meticolosamente per più di un anno, è stata condotta sia con metodi classici (servizi di osservazione, pedinamenti e raccolta di informazioni) sia con attività tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali) oltre che con acquisizioni documentali presso gli uffici del Comune di Calatafimi Segesta.
Abuso d’ufficio e falso ideologico
L’ex Sindaco Sciortino dovrà invece rispondere di abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica, perché senza averne titolo (in quanto l’area archeologica, prima di diventare Ente Autonomo, dipendeva direttamente dal Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Sicilia), imponeva alla direzione del parco archeologico di Segesta, mediante l’adozione di un atto a sua firma – informale e privo di protocollo – di non far parcheggiare veicoli al suo interno, in tal modo favorendo l’attività di parcheggio di Isca.
I vigili coinvolti
Gli altri tre componenti della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta coinvolti nella vicenda e che hanno ricevuto avvisi di garanzia sono il Comandante della Polizia Municipale Giorgio Collura Giorgio, l’Ispettore Leonardo Accardo e l’Agente Vito Accardo. Dovranno rispondere, a vario titolo, di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici, condotte finalizzate ad agevolare l’attività dell’azienda di Isca ed a penalizzare quelle concorrenti.
Il comandante
Per il comandante della Municipale di Calatafimi, Giorgio Collura (difeso dall’avvocato Nino Sugameli del Foro di Trapani), la posizione sembra potersi alleggerire grazie al cosiddetto Decreto Semplificazione. Su Collura, infatti, pende l’accusa di aver violato la normativa indicata dal regolamento comunale per la disciplina dell’utilizzo della videosorveglianza del territorio comunale. Avrebbe utilizzato il sistema di telecamere per elevare multe per fini diversi da quelli previsti dal regolamento. Il decreto legge n° 76 dello scorso 16 luglio, prevede infatti che la violazione di una fonte quale il regolamento comunale non è più presupposto per integrare l’abuso d’ufficio in quanto si fa riferimento alla fonte primaria, cioè alla legge vigente e non i regolamenti comunali. Ma questa è materia la cui valutazione attiene ai giudici, dal prossimo 3 dicembre.