Nel grande risiko delle nomine crocettiane l’Irfis occupa un posto centrale. L’istituto di mediocredito ha conservato negli anni un certo smalto e ha oggi una prospettiva strategica nelle politiche di sviluppo dell’economia siciliana. Ai suoi vertici negli ultimi tempi, per ragioni diverse, si è registrato un vai e vieni. Prima con la forzata uscita di scena di Rosario Basile, che si è dimesso dopo le vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, e che è stato sostituito dal giovane avvocato palermitano Alessandro Dagnino. Ora, a lasciare posto è Enzo Emanuele, burocrate di lunghissimo corso, che passerà il testimone a Giulio Guagliano, tecnico che ha accumulato esperienze significative negli uffici di gabinetto della Regione e che è ascrivibile al cerchio ristretto dei burocrati più graditi a Rosario Crocetta. Un girotondo che potrebbe conoscere da qui a pochi mesi un’ulteriore rivoluzione. Infatti, le nuove norme sullo spoils system, assicureranno al nuovo presidente della Regione che succederà a Crocetta la possibilità di azzerare le sue nomine e ricominciare da capo. Il rischio di un valzer continuo di management, non sfugge a nessuno, è quello di frenare la mission strategica della “quasi banca”. Che, per di più, affollata ai piani alti da fedelissimi del governatore (tra gli altri Patrizia Monterosso, che ne è vicepresidente) rischia di essere percepito come un’appendice del potere politico di Palazzo d’Orleans. Il timore è che anche l’Irfis, in questo contesto, finisca per diventare l’ennesimo carrozzone. Un lusso che la boccheggiante economia siciliana non può permettersi.