Il deputato di Fli Nino Lo Presti ha depositato oggi un’interpellanza al ministro dell’Interno Roberto Maroni per cercare di capire se risulti o meno che ci siano infiltrazioni mafiose al comune di Palermo. A provocare la reazione del parlamentare, si legge nell’interpellanza, è stato il servizio di “Striscia la notizia” di ieri, ripreso oggi da La Repubblica. In questo, riferisce l’esponente di Fli, si riporta la notizia secondo la quale alcuni beni confiscati alla mafia e assegnati al comune di Palermo a due cooperative e alla Fondazione di Padre Puglisi sarebbero finiti di fatto nella disponibilità di soggetti legati alle cosche mafiose. “Più precisamente – racconta Lo Presti – la fondazione Padre Puglisi e le associazioni ‘Solaria’ e ‘Live Europe’, tutte gestite da don Golesano, assegnatarie di appartamenti e magazzini, annoveravano, sino ad ottobre 2008, tra i soci personaggi come Roberta Bontade (figlia di Giovanni Bontade noto mafioso), Stefano Maggiore (imparentato con il boss Francesco Maggiore) e tale Giuseppe Provenzano, prestanome del boss Matteo Messina Denaro”. Il 16 ottobre 2008, scrive ancora il deputato finiano, “una nota riservata della Prefettura di Palermo indirizzata al Comune di Palermo denunciava la presenza di tali eprsonaggi nella compagine sociale delle predette associazioni e suggeriva al Comune di Palermo di procedere alla revoca delle assegnazioni”. “E’ stato accertato – racconta Lo Presti – secondo quanto riportato dalla stampa, che il giorno dopo l’iscrizione al protocollo del Comune della nota della Prefettura, furono cambiati tutti i soci ‘sospetti'”. Ma l’amministrazione comunale, “ignorando la modifica, provvedeva quindi a revocare tutte le assegnazioni dei beni confiscati alle predette associazioni” esponendosi così “al ricorso di don Golesano e dei suoi amministratori che, fidando proprio sul cambiamento dell’assetto societario, riusciva ad ottenere una pronuncia favorevole dal Tar che ordinava al Comune di restituire i beni revocati”. “La fuga di notizie – afferma il deputato di Fli – dopo appena 24 ore dall’assunzione a protocollo della nota prefettizia è stata determinata da infiltrati mafiosi nell’amministrazione comunale”. Lo Presti chiede quindi a Maroni se sia a conoscenza di tali fatti e per quali motivi “all’epoca dell’assegnazione dei beni alle associazioni gestite da don Golesano, la Prefettura di Palermo non accertò preventivamente la composizione delle compagini sociali”. Quali iniziative intende adottare ora il Viminale, conclude, “per accertare la sospetta infiltrazione mafiosa nell’amministrazione comunale di Palermo?”.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo