Lo scandalo nella selezione - Live Sicilia

Lo scandalo nella selezione

In una lettera inviata alla redazione di LiveSicilia, il giornalista Bepi Lima esprime le proprie perplessità sulla questione dell'azzeramento dell'ufficio stampa della Regione ad opera del persidente Crocetta, spostando il focus dell'analisi dal numero dei giornalisti alla loro qualifica e al metodo con il quale sono stati assunti.

La polemica sugli uffici stampa
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palazzo, d'orleans

Palazzo d'Orleans

PALERMO – Ho seguito con interesse, come gran parte dei vostri lettori, la presa di posizione del neo Governatore Crocetta sui componenti del Ufficio Stampa della Presidenza della Regione e le polemiche che ne sono scaturite, con i tuoi post e con l’analisi impeccabile di Salvo Toscano, che pone finalmente una base utile di discussione per affrontare il problema in modo razionale e con cognizione di causa.

Mi permetto di aggiungere una riflessione comparativa per evitare che si continui a parlare a vanvera come è ormai abitudine consolidata, anche tra i sedicenti addetti ai lavori: il numero dei giornalisti in organico presso la Regione siciliana, non è scandaloso se comparato alle altre Regioni. L’Emilia Romagna dispone di una agenzia di informazione (istituita con delibera di giunta e totalmente a carico dei fondi regionali) composta da 34 unità: 1 responsabile, un vice, 7 addetti stampa, 5 redattori radiotelevisivi, 5 redattori internet new media, 2 addetti alla comunicazione, 3 addetti alla segreteria,2 tecnici e 3 amministrativi, oltre ai 7 redattori che si occupano del Portale SALUTER, sulle politiche sociosanitarie. La Toscana ha la stessa impostazione (Vi risparmio le singole qualifiche che ricalcano quelle dell’Emilia) con 32 persone; il Piemonte, che dispone di un ufficio stampa tradizionale come la nostra Regione, ha in organico 22 giornalisti. Persino la Sardegna con un terzo degli abitanti della Sicilia, ha lo stesso nostro numero di addetti stampa: 21. La piccola inchiesta comparativa l’ho condotta personalmente attingendo alle fonti ufficiali, visto che nessun organo di informazione nazionale, che giustamente fa le pulci alla nostra scalcinata amministrazione regionale, ha ritenuto di verificare cose succede nel resto d’Italia.

L’anomalia siciliana, dunque, non sta nel numero, ma nella qualifica indiscriminata di Redattore capo (e quindi nella retribuzione) nonché nelle modalità di assunzione assolutamente discrezionali, alle quali il “rivoluzionario” (anche qui sedicente) Crocetta pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare. Comprendo ovviamente lo scoramento dei colleghi e delle loro famiglie, che si ritrovano improvvisamente in un contesto di precarietà non prevedibile, seppur condiviso con altri milioni di cittadini siciliani, ma è proprio questa la rappresentazione palmare della distorsione operata dalla politica in Sicilia. Un certo numero di persone viene cooptato nelle varie branche della pubblica amministrazione per motivazioni che nulla hanno a che fare con la legalità e con il merito (amicizia, clientelismo, voto di scambio o interessi convergenti): lavorando maturano delle legittime aspettative e diventa poi “macelleria sociale” rimandarli a casa.

Ma la vera macelleria sociale viene esercitata negando a tutti coloro che ne hanno diritto, i giovani in primis, di concorrere ad armi pari, e su requisiti di merito, ai posti disponibili nella pubblica amministrazione: non è un caso che le migliori intelligenze hanno ripreso negli ultimi venti anni a lasciare la Sicilia e che la qualità media della nostra classe dirigente, politica e burocratica, abbia subito un crollo verticale.

Una piccola chiosa: non faccio parte dell’attuale ufficio stampa della Presidenza della Regione, pur avendo titoli e competenze ampiamente adeguati e, firmando questa lettera con il mio nome e cognome, so già che non farò parte neanche del prossimo, ma qualcuno deve cominciare a prendersi la responsabilità, in tutti i campi, di dire le cose come stanno.


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