CATANIA – Un chirurgo della diplomazia. Il Commissario straordinario dell’Asp di Catania, Gaetano Sirna, misura i toni e sceglie con cura ogni parola per affrontare i delicati temi della gestione della sanità etnea. Erede di una situazione finanziaria burrascosa, con numerose strutture gravate da problemi di sicurezza e agibilità, Sirna ripercorre le principali tappe della sua gestione e non si tira indietro quando deve affrontare le note dolenti.
Quale era lo stato di salute dell’Asp quando è arrivato?
“L’Asp era abbastanza strutturata dal punto di vista organizzativo. Ci fu questo inghippo con il Comune di Catania su un debito di 13 milioni di euro che fece saltare i conti. Era un debito che uscì all’improvviso, e caricarlo su un unico esercizio invece di spalmarlo in più anni fu abbastanza difficoltoso e questo causò nel 2010 la chiusura in negativo del bilancio”.
Cosa si è mosso, allora, in questi 14 mesi?
“Nel 2011 siamo riusciti a chiudere il bilancio rispettando il disavanzo concordato con l’Assessorato regionale. Nel 2012, nonostante a causa spending review abbiamo avuto a disposizione 8 milioni di euro in meno, pensiamo anche quest’anno di centrare gli obiettivi di bilancio”.
A quanto ammontava il debito dell’azienda quando è arrivato?
“E’ vero che nel 2010 l’Asp aveva un debito di 780 milioni di euro. Però, nessuno parla dei crediti vantati dall’azienda che erano di oltre 600 milioni. Comunque nel 2012 c’è stata una controtendenza ed i crediti sono superiori ai debiti”.
Obiettivi per il futuro?
“Sono ancora da programmare. A gennaio e febbraio li decideremo insieme al nuovo Assessore alla Sanità. Saranno, sicuramente, sulla falsariga dello scorso anno, anche se saranno più gravosi in quanto dovremo rispettare i parametri varati dal decreto Balduzzi, che porterà ad una ulteriore diminuzione dei posti letto nella rete ospedaliera siciliana: dobbiamo raggiungere una proporzione di tre posti letto ogni mille abitanti. Questo per la Sicilia significa 15000 posti rispetto ai 16 mila che abbiamo tutt’ora. In cambio potremo avere 3000 posti in più per la riabilitazione. Il problema è sempre spostare l’assistenza dall’Ospedale al territorio”.
Cioè?
“Per fare questo dobbiamo potenziare il territorio, ma siccome siamo in un periodo di risorse limitate, le risorse da investire devono provenire dagli ospedali. Dobbiamo passare da una mentalità ospedalocentrica ad una mentalità che lascia agli ospedali la cura delle patologie acute e tutto il resto deve trovare risposte sul territorio”.
C’è stato un primo dialogo con l’assessore Borsellino?
“C’è stato un primo incontro per parlare sul decreto Balduzzi. E’ un momento di riflessione. Intanto sono stati bloccati tutti i procedimenti concorsuali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Ci sono state anche due riunioni tra i direttori generali della Sicilia Orientale e Occidentale per capire come procedere per il taglio dei posti letto e dall’altra per l’aumento dei posti di riabilitazione e di lungodegenza post-acuzia”.
Liste d’attesa infinite, come vi state muovendo?
“E’ un problema che si cerca di risolvere. Le liste d’attesa sono strettamente virtuali, quindi, accade ad esempio che lei chiede una risonanza magnetica e le danno l’appuntamento fra sei mesi, lei nel frattempo si sarà data da fare per trovare un’alternativa ma non avrà disdetto la prenotazione, a quel punto quello spazio riservato non verrà utilizzato. Quindi paradossalmente abbiamo liste d’attesa lunghissime e ambulatori e studi radiologici vuoti. Cosa abbiamo studiato di fare un Cup (Centro unico di prenotazione) unico provinciale dando la possibilità alla persona di prenotarsi una sola volta, in un solo posto e poi di essere richiamati un paio di giorni prima per la conferma dell’appuntamento.”
Ma la domanda è: quando sarà realtà?
“La gara è già stata bandita, ma l’abbiamo bloccata perchè la regione ha affidato ad una società che si chiama Sicilia Servizi l’incarico di realizzare questo sistema di Cup e sovra Cup. La regione ci fornirà questo servizio in maniera gratuita e noi in quattro anni risparmieremo 1 milione e 200 mila euro. Quindi aspettare ancora un paio di mesi ne vale la pena a fronte di un risparmio di questo ammontare”.
Se le dico poliambulatorio di Librino…
“Una struttura bellissima. Quello è veramente il PTA, il punto unico di accesso a cui il cittadino si rivolge per risolvere tutti i suoi problemi legati al sistema sanitario, sia dal punto di vista d’assistenza che amministrativo. E’ organizzato ed attrezzato benissimo, anzi vi invito a visitarlo.”
Non si può dire lo stesso per il PTA di Giarre…
“Con tutte le sventure di cui è stato protagonista all’inizio io vi chiedo (il riferimento è a LiveSiciliaCatania per l’articolo di qualche giorno fa (LEGGI L’ARTICOLO) di andarci di mattina nei giorni feriali: è pieno, è stracolmo. In un anno sono state fatte 7 mila prestazioni. Nel Pta di Giarre c’è tutto: c’è l’Ospedale, c’è la Guardia Medica, tra poco metteremo anche il punto di Pronto Intervento in modo da alleggerire il peso per i codici bianchi per il pronto soccorso. Chiaramente all’Ospedale di Giarre resta il problema strutturale: una parte è stata interdetta, mentre un’altra è stata messa in sicurezza con una spesa di 700 mila euro. Con le risorse che abbiamo, purtroppo, non possiamo garantire la sicurezza di tutto l’ospedale, quindi abbiamo fatto una scelta. Nei giorni scorsi ho letto del crollo del sottotetto di un oratorio ad Aci Sant’Antonio, io vivo nella costante paura che possa succedere qualcosa del genere a Giarre: è mio dovere fare lavorare le persone e fare arrivare i pazienti in un luogo sicuro. Se non c’è sicurezza si chiude”.
Le chiedo un’analisi critica e veritiera: il fiore all’occhiello e il gap dell’Asp di Catania.
“Sono due i nostri fiori all’occhiello: il servizio veterinario e lo screening oncologico (sul tumore alla mammella, cancro al colon e per la diagnosi sul cervicocarcinoma). Il gap è strutturale: i nostri ospedali sono vecchi, hanno delle criticità dal punto di vista della normativa antisismica e non ci sono le risorse per intervenire”.
Si sente di fare una promessa ai cittadini?
“Io non sono solito alle promesse. Io sono un commissario straordinario e non so fino a quando resterò a dirigere l’azienda. Posso dire che la mia lotta sarà garantire che nulla venga tolto in termini di risposte ai bisogni dei cittadini, ma la battaglia più grossa è quella sugli sprechi, ci sono ancora sacche su cui si può lavorare”.
Ultima domanda: cosa ne pensa del binomio sanità e politica?
“Io devo dire non cado da Marte. La nomina dei direttori generali è politica. Io penso che la scelta deve essere fatta su criteri: uscirà un nuovo bando dove è prevista un’attenta analisi dei curricula dei candidati da parte di una commissione. Questa è la strada: sempre su indicazione politica si scelgano, però, persone che dimostrano di avere una preparazione”.