PALERMO – E’ partita da piazza Vittorio Veneto ed è giunta a piazza Politeama la manifestazione degli indipendentisti siciliani. Un corteo di 300 persone circa tra bandiere della Trinacria, ha sfilato nella principale via del capoluogo siciliano. “Lo Stato ha dimenticato la Sicilia. La Sicilia è uscita dall’agenda della politica nazionale – ha affermato Gaetano Armao, ex assessore regionale – Renzi, nell’ultima presentazione del proprio governo, non ha menzionato il Mezzogiorno. Siamo in una situazione drammatica, 21 milioni di abitanti e soltanto 6 milioni di occupati. Credo che oggi attraverso la manifestazione – ha concluso – si voglia dire che la Sicilia è essenziale per l’Europa”.
Presente alla manifestazione anche il nipote di Salvatore Giuliano. “Essere qui alla manifestazione per me ha un valore di continuità storica, perché si stanno ricreando le situazioni del 1943, la fame sta dilagando e anche la povertà – ha affermato il nipote del bandito – L’idea indipendentista si sta sviluppando a macchia d’olio. Dobbiamo iniziare a pensare di camminare con le nostre gambe, e ci dobbiamo riprendere quello che è nostro. La Sicilia è piena di risorse e se le prendono da 60 anni. E questa storia non può continuare. Il nord arraffa e noi abbiamo la disoccupazione – ha concluso Giuliano -. Non possiamo continuare a tollerare questo scempio”.
Un’unica richiesta dunque quella dei manifestanti: una Sicilia indipendente dal resto dello stivale con un suo Parlamento e con le sue leggi. Affinché non sia più soltanto il granaio di Roma. Ma una terra che riesce a dare lavoro ai suoi giovani e sicurezza a tutti i cittadini.
“Oggi siamo qui per ricordare che i siciliano sono un popolo libero da sempre, e questa Repubblica ci ha portati alla distruzione – ha affermato Martino Morsello, esponente dei Forconi – Dobbiamo ribellarci al sistema e chiedere l’indipendenza della Sicilia, bisogna creare un governo separatista, parlare con l’Onu, andare a fare un referendum e renderci liberi. Questi sono i passaggi che devono essere fatti. I popoli devono ribellarsi”.