Caro direttore,
vorrei parlarle dello strano caso di Nino dancer. Lei mi scuserà se mi concedo questa licenza anglosassone, ma lo chiamo così perché forse così farò storcere un po’ meno la bocca alla borghesia e ai radical chic di questa città, che, silente, fagocita la joie de vivre (e di lavorare) di un mevusaro di successo e rigurgita un parvenuesmo da Streetfood con le due O molto chiuse.
Non una parola in difesa del Nino che balla mentre armeggia con forchetta e schiumarola e serve i clienti. Nessuna difesa illustre dagli strali delle forze dell’ordine che, per carità, fanno il loro lavoro e fanno applicare le regole, ma che a buonsenso non sono proprio dei campioni; e forse è anche giusto così.
I campioni sono altri. Campione è il sindaco, che in campagna elettorale batte, palmo a palmo, gli anfratti più reconditi della città mischiandosi col popolo; e poi se ne scorda. Campioni sono i suoi assessori, d’inutilità e yesmanismo. E campioni sono tutti quei consiglieri comunali, di maggioranza e d’opposizione, che consumano la loro insostenibile leggerezza dell’essere politicanti in un’aula sempre vuota o in qualche trafiletto mendicato. Nessuno, o quasi, che dica una parola in difesa di Nino e di ciò ch’egli, se non altro in questa vicenda, rappresenta. E nessuno che faccia niente; sì perché, magari questo silenzio fosse foriero di azione! Macché.
Parlano di sviluppo e poi rompono le scatole ai commercianti e denunciano Nino u ballerino (dancer, pardon), perché non è in regola con delle regole folli, che ti costringono a montare e smontare tutto ogni giorno, giorno dopo giorno.
Questa è la questione, direttore. Non se sia giusto che il commerciante rispetti le regole e che venga denunciato se non lo fa (non c’è questione su questo), ma se siano giuste certe regole e se sia giusto che a pagare sia sempre l’anello debole. Perché questo è un commerciante palermitano. È il nemico da combattere, il più fesso dei contribuenti da tartassare, il delinquente da controllare, multare, denunciare, chiudere!
Che dice, direttó: ce lo facciamo un bello panino con la milza? Conosco un posto dove lo fanno buonissimo: a casa mia. Tranquillo, tavolo e sedie li metto io.