30 Giugno 2016, 07:30
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PALERMO – Prima la lettera a tutti i magistrati, ora il richiamo ai soli procuratori aggiunti. Nei giorni scorsi il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha scritto ai pubblici ministeri per invitarli a tenere alta la guardia: boss scarcerati e armi in circolazione obbligano alla prudenza e al rispetto di alcune norme di comportamento in nome della sicurezza.
Due giorni fa il capo dei pm torna a scrivere, ma stavolta riduce la platea dei destinatari della ‘strigliata’. Oggetto: dichiarazioni alla stampa. Lo Voi si dice “costretto mio malgrado” a ricordare che un decreto legislativo del 2006 attribuisce al procuratore della Repubblica, “e solo a lui”, il potere di mantenere i rapporti con gli organi di informazione. È evidente che qualcuno deve avere disatteso la norma, forse male interpretando la possibilità che il Csm riconosce al procuratore di farsi assistere da un procuratore aggiunto, in particolare nelle conferenze stampa. “Orbene – scrive Lo Voi – è a tutti evidente che le dichiarazioni o interviste che vengano richieste a un magistrato di Procura finiscano inevitabilmente per coinvolgere l’attività giudiziaria dell’ufficio”.
Insomma, secondo Lo Voi, anche in caso di interviste su temi in generale è quasi impossibile non fare riferimenti sulle attività in corso. Ecco perché prima di parlare con i media bisogna avvertire prima il capo della Procura. Anche perché “ancor più difficile è separare le opinioni personali del magistrato dichiarante da quelle dell’intero ufficio (e di chi ha il compito di rappresentarlo)” e si finisce per alimentare “ulteriori valutazioni e commenti, non di rado privi di fondamento”. Anche e soprattutto alla luce del fatto che ai procuratori aggiunti in servizio a Palermo non mancano “l’autorevolezza, l’anzianità e l’esperienza”. Inutile cercare conferme, ma in questo caso, il riferimento di Lo Voi sarebbe una recente intervista rilasciata da Maria Teresa Principato, l’aggiunto che coordina le ricerche di Matteo Messina Denaro. Si parlava del capomafia latitante e della sua rete di protezione e connivenze. Un’intervista che a Lo Voi non sarebbe piaciuta.
Insomma: basta interviste decise in autonomia “specie in considerazione del rilievo disciplinare che tale violazione comporta (anche a carico dello scrivente in caso di mancata segnalazione agli organi competenti in materia), fermo restando il diritto di libera manifestazione del proprio pensiero, il cui esercizio però non può comprendere l’oggetto delle attività svolte da questo ufficio”.
Interviste vietate, dunque. Bisogna passare prima dal capo allo scopo di concordare la posizione da assumere e le informazioni da fornire”. Infine un riferimento allo spirito “costruttivo ed unitario del richiamo”. Ma pur sempre di richiamo si tratta. Anzi, di “superiori indicazioni”, come li definisce lo stesso Lo Voi.
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30 Giugno 2016, 07:30