E alla fine della fiera parla anche “Silvio”, il verbo più atteso, al termine di un vertice romano. Il presidente del Consiglio valuta l’improvvisa crisi della Regione in un’intervista a Tgs. Non è su una linea di assoluta rottura, ma attribuisce la creazione delle crepe a certe mattane personalistiche lombardiane. I conflitti politici nella maggioranza, in Sicilia? “Mi sembrano più legati a posizioni personali che altro”, dice Berlusconi e incalza: “Mi auguro vengano meno quanto prima”. Meno male che Silvio c’è e che cerca (forse) d incollare i cocci? Meno male per Raffaele che ci avrebbe visto giusto col suo bluff? “Peraltro il Pdl – continua il premier – ha da poco un nuovo coordinamento regionale che sono convinto porterà presto ad un chiarimento della situazione”.
Insomma, una linea d’attacco morbida, soffice. Una sorta di moderazione acuminata. La punzecchiatura sul caso siciliano, qualche buffetto ma sempre con l’orizzonte di una ricomposizione. Del resto è comprensibile che Berlusconi voglia vedere fino in fondo le carte in mano a Lombardo. E’ una vigilia d’elezioni tormentata quella del premier, stretto tra il caso Noemi e la crisi. Incastrato tra Veronica e il baffuto governatore della Trinacria. Lombardo, qualcuno l’ha già ribattezzato “faccia da barbiere”, nei corridoi del potere. Immaginatelo con pettine e forbici in mano. Quel qualcuno spiega: “Il barbiere sa tutto di tutto. E ne sa una più del diavolo. E’ furbo, potente”. Ed è dunque logico che Berlusconi – assai più edotto di cerone – non intenda indossare l’elmetto o la faccia feroce, proprio in terra di Sicilia, contro questo diavolo di ras dallo sguardo indecifrabile. Sguardo da poker e viso da coiffeur.
La linea morbida viene adottata anche oltre. I Fondi Fas, per esempio, che “saranno versati presto, senza ulteriori indugi alla Sicilia”. Mentre il Ponte sullo stretto: “Sarà il simbolo del rinascimento dell’Isola”. Ma prima bisognerà vedere rovesciata sul tavolo questa mano al buio. Per il rinascimento (e per i siciliani) ci sarà sempre tempo.