L'omicidio di Massimo Pandolfo | Indagine chiusa per i 2 maggiorenni - Live Sicilia

L’omicidio di Massimo Pandolfo | Indagine chiusa per i 2 maggiorenni

Ieri la sentenza che ha assolto il minorenne che si era autoaccusato del delitto.

PALERMO – La Procura di Palermo ha chiuso le indagini sull’omicidio di Massimo Pandolfo, l’imprenditore ucciso il 25 aprile del 2013 nella borgata di Acqua dei Corsari. L’avviso di conclusione dell’inchiesta, che in genere precede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato notificato a Giuseppe Pollicino, 19 anni, e Giuseppe Manago’, di 36. Ad entrambi i pm Geri Ferrara e Claudio Camilleri contestano l’omicidio volontario in concorso con un ragazzo M.S, all’epoca del delitto minorenne. La sua posizione è stata stralciata e trasmessa ai magistrati dei minori. Gli indagati hanno ammesso il fatto.

A carico di Pollicino, poi, ci sono gli esiti degli esami del dna trovato sul luogo dell’omicidio. Ieri il tribunale dei minori aveva assolto un quarto indagato: un minorenne a cui gli investigatori erano arrivati esaminando i tabulati telefonici della vittima che faceva sesso a pagamento con l’adolescente. Il ragazzino si era autoaccusato dell’assassinio, raccontando che l’imprenditore gli aveva fatto richieste sessuali che lui non avrebbe voluto esaudire. Tra i due sarebbe nata una discussione poi degenerata. Ma la ricostruzione non convinse i magistrati che proseguirono l’indagine scoprendo che il ragazzo non aveva avuto alcun ruolo nel delitto, passato, comunque per competenza alla procura dei minorenni. Nonostante le incongruenze, i pm dei minorenni hanno chiesto la condanna del ragazzo a 18 anni e sei mesi. Ieri l’assoluzione. Continuando a indagare i pm arrivarono poi a Pollicino, Managò e all’altro minorenne, anche loro coinvolti in un giro di prostituzione maschile. Il movente del delitto, come ha detto Pollicino ai carabinieri, sarebbero state le continue vessazioni subite da parte della vittima.

“Lui si è avvicinato a me – ha detto Pollicino agli inquirenti -, mi ha offerto il panino e da bere, abbiamo fatto un giro in macchina e poi mi ha portato a casa sua, dove mi ha minacciato dicendomi che se non fossi stato con lui mi avrebbe rovinato, dopo mi ha violentato. Dopo quella volta lui mi costrinse a prostituirmi per lui, mi portava i clienti al Foro Italico prendendosi tutti i soldi, in cambio mi dava solo un pacchetto di sigarette e, al massimo, cinque euro”.


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