L’avevamo scritto che la farsa stava rapidamente virando in tragedia personale e politica. Infatti è così. La vicenda di un comunicato – oggi annunciato e poi inviato dal presidente della Regione – conferma la fatalità del percorso. E non è gradevole osservare la solitudine di un uomo, ormai abbandonato da tutti, e lo sfascio di una terra, in un’unica soluzione.
Il comunicato, dunque, con la sua cronistoria: un paradigma perfetto del drammatico deficit istituzionale che i siciliani stanno sopportando. Nel primo pomeriggio spunta un post sulla pagina facebook di Rosario Crocetta: “Tra mezz’ora online un mio comunicato stampa”. Passano un paio d’ore – tempistica normale, ne sanno qualcosa i malcapitati delle conferenze stampa presidenziali – e nel frattempo si almanaccano svariate congetture. Perché lo anticipa? Si tratta di una nuova strategia di comunicazione? Un modo per attirare ancora di più l’attenzione, come se ce ne fosse bisogno? Una burla (prima lo dice e poi non lo fa)? O vuoi vedere che si dimette? L’estrema ipotesi è quella più peregrina. Il governatore l’ho affermato in tutte le salse di voler “morire come un combattente”. Però è anche lo scenario più suggestivo. E siccome la gente scambia spesso desideri e realtà, ecco che sul web e sui social irrompe un flusso di speranzosi.
La risposta giunge poco dopo le quattro. Un’altra nota su facebook, seguita da un comunicato. Titolo: “Sicilia. Crocetta, siamo passati dalle accuse di stragi ai gossip di provincia, ma io non lo considero affatto uno sconto”. Svolgimento: “ “Sembra quasi surreale che coloro che per giorni hanno ipotizzato una strage non sentano il bisogno di chiedere pubblicamente scusa al popolo siciliano e pur di continuare la loro campagna denigratoria, continuano a rappresentare una storia tutta fantasiosa, quasi presa da un testo di Alfred Jarry. Come ad esempio quel testo titolato proprio ‘gesti ed opinioni del dottore Faustroll, patafisico’, del 1911”.
Superata la dotta citazione, il lettore prosegue, trangugiando un intero beverone. Citiamo a saltare alcuni passaggi tra i più densi. “La foto di Tutino in prima pagina che mostra i suoi muscoli – chissà forse sono amanti? – per un gay l’accusa ci sta; solo che Tutino è eterosessuale, persino machista, un presidente prigioniero politico di un medico che rappresenta il potere della sanità in Sicilia. Quali affari legano me e Tutino?”. (…). Poi, dopo un lungo excursus sulla Sanità: “D’altra parte i rapporti di amicizia con Matteo Tutino a Palermo li hanno in tanti, e ce li hanno avuti in tanti a Palermo. Anche Totò Cuffaro si rivolse a lui per dimagrire. Solo che nessuno teorizzò che Tutino potesse influenzare le scelte di quel presidente, non essendo Totò gay. Nel mio caso, c’è l’irragionevole dubbio”. (…) “ Prima o poi i responsabili veri di questa montagna di menzogne saranno scoperti e la vergognosa ignominia di cui oggi io sono vittima si ritorcerà contro i carnefici, contro coloro che hanno armato quelle mani e contro coloro che per vigliaccheria, per compiacenza, per bieco interesse politico, la pistola dalle mani degli assassini, non l’hanno voluta togliere. Si vergognino difronte alla loro coscienza, ai loro familiari, difronte alla storia, difronte al popolo italiano e siciliano”.
Si aggiungono, successivamente, dichiarazioni fresche fresche rilasciate a ‘La Zanzara’, su Radio 24, riassunte in una nota del programma: “Avevo trovato su internet un modo veloce, sicuro, in modo che nessuno mi potesse salvare. Visto che non possiedo armi, mi sono chiesto: come mi ammazzo in modo che nessuno mi salvi? Pensavo alle tecniche che dovevo adottare per evitare l’arrivo di qualcuno, ho anche i militari sotto casa e un collaboratore vicino a me. Ma ho trovato un metodo facile, semplice. Lo avevo trovato ma non lo dico per paura delle emulazioni”. (…) “Sbiancamento anale? Io non l’ho mai fatto, perché dovrei farlo? Sin da bambino adoravo l’abbronzatura integrale”.
E’ questo il linguaggio di un presidente di Regione? Non si prova un brivido a rileggere un tale diario intimo, esibito su più registri e più voci, con le solite accuse, l’usuale ricorso alla categoria del complotto e degli “assassini”? Siamo al grido dal bunker, alla resistenza tra baionette e campi minati, di un presidente isolato che assiste, impotente, al crollo della sua residua credibilità politica. Le urla di un uomo abbandonato da tutti.
Eppure dovrebbe essere chiaro che non c’è nessuno interessato all’omosessualità, né alla eterosessualità di chicchessia. E che lo sdegno dell’ormai stragrande maggioranza dei siciliani non riguarda più la famosa intercettazione fantasma, smentita da diverse Procure. Ha a che fare soltanto con l’impresentabilità politica di un’esperienza di governo, con lo scempio che tanti hanno sperimentato sulla propria pelle. Le recenti e sconnesse notizie dalla trincea aumentano la preoccupazione per ciò che ci aspetta: un macchiettismo sempre più disordinato, sul quale nessuno avrà più voglia di sorridere.